venerdì 7 novembre 2014

Turning Point Albums - Sesta Parte

I link delle "puntate precedenti"!







Molti sono soliti dire "Con gli anni del liceo andò via anche la spensieratezza".
Nel mio caso trascorsero solo gli anni del liceo... purtroppo con eccessiva velocità, questo si.
Con loro non andò via la mia spensieratezza (ancora non è andata via oggi, per certi versi!), ma si spense lentamente il progressive rock con il sopraggiungere della New Wave e del Punk.
Non posso dire che fui colto impreparato. Peter Gabriel nel suo secondo lavoro (quello che oggi chiamano II o Scratch (per via della cover con il nostro amico che graffia l'immagine) si spostò decisamente verso sonorità New Wave per poi cambiare definitivamente nel III o Melt (sempre per via della cover in cui l'immagine appare parzialmente fusa) creando quel suo sound caratteristico che non abbandonò mai più.

Nel breve periodo che trascorse dal chiudere il capitolo delle scuole superiori ed aprire quello del matrimonio ascoltai ed acquistai poco, giusto per completare le discografie che avevo a cuore (oggi non la penso più così: se un lavoro non mi piace non lo acquisto, punto e basta) e un pò di musica strumentale, spesso retrodatata.

Mi sposai molto giovane, a 21 anni.
Quando lo si fa dopo essere cresciuto in una famiglia come la mia, non è per un colpo di testa, ma per amore.
E per amore di lì a poco nacque la mia prima figlia, Simona.

Posso asserire con assoluta certezza che abbiamo conosciuto i Marillion insieme, come è raccontato brevemente nel post a loro dedicato:


Noterete che il post è un pò grezzo... era uno dei primi che scrivevo e non avevo ancora chiare le potenzialità di diffusione della musica del blog

Anche in questo caso farò un'eccezione alla regola e posterò due brani da due diversi LP, perchè ho conosciuto la band acquistando i primi due album insieme.





Ora potrete dire tutto ciò che volete: che erano derivativi, che scimmiottavano i Genesis, che avevano un pessimo batterista (peraltro cosa assolutamente vera!), che il chitarrista era Gilmour dipendente... ma ascoltateli bene, perchè i Marillion forse sono davvero tutte queste cose (o meglio... lo erano!), ma avevano passione, calore e inventiva.
Notate con quanta passione Fish  si inerpica sulle lyrics passando attraverso diversi mood fino a uno quasi militaresco e poi uno appassionato, che si apre con quello splendido intervento di chitarra di Rothery che, è vero, negli assoli prende molto dal chitarrista dei Pink Floyd (forse per questo moltissimi suoi interventi mi colpiscono nel profondo), ma è caldo e appassionato, inoltre le sue sezioni ritmiche e le sue sonorità sono di tutt'altra provenienza, più heavy rock, e questo contribuisce a renderlo più interessante di tanti altri emuli che si ostinano a ripetere all'infinito, senza personalità, il loro maestro.
Il brano sopra riportato chiude il loro album di esordio Script for a Jester's Tear e ne è, a mio modo di sentire, la perla più pura!

Il brano successivo è preso da Fugazi, il secondo lavoro della band.





Ascoltate questo brano e prestate attenzione alla sezione ritmica.
La sola sostituzione del batterista con uno (allora) più dinamico e tecnicamente più ferrato la fa levitare a livelli decisamente superiori!
Lyrics sanguigne e accorate, assolo di Rothery che con i suoi bending tiratissimi, le sue terzine e il suo tappeto di note sulla reprise di Fish strappa una fortissima emozione... bello , non è vero?

I Marillion mi hanno permesso di scoprire che c'era ancora musica capace di emozionarmi, dopo tanto piattume, e mi hanno accompagnato per tutti gli anni della mia maturazione e della mia vita matrimoniale, fino alla separazione. Sia che al canto ci fosse Fish o Hogarth, a loro devo moltissimo, in termini emotivi e sentimentali, come ho descritto nel post a loro dedicato.
Sebbene oggi non me la senta più di dire di essere a loro legato indissolubilmente, come pensavo un tempo (spesso lo pensiamo anche per i rapporti sentimentali e interpersonali e guardate talvolta come vanno a finire!), rimangono un importante svolta della mia crescita musicale, sebbene non mi abbiano aperto un nuovo mondo, ma il cuore... e l'hanno fatto grondare di emozioni, quello si!


Ora ascoltate questo brano in silenzio...




La lunga intro introspettiva ed intimista e quell'entrata di Pat da brivido come potrebbero mai lasciare indifferente uno come me?
Tutto il brano è splendido, sia che alla solista ci sia il bravissimo tastierista  Lyle Mays che lo stratosferico chitarrista (ora sessantenne) Pat Metheny, uno dei musicisti che stimo maggiormente da quando l'ho conosciuto, pur non condividendone tutte le sue scelte artistiche.
Perchè lo stimo? Perchè è un tutt'uno con il suo strumento e si mostra sempre appassionatissimo di suonarlo, come fosse la prima volta.
Ho visto vari Live di Pat e bisogna tirarlo via dal palco, altrimenti non smetterebbe mai di suonare!
E' un grandissimo professionista proprio perchè adora quello che fa.

Credo che il Pat Metheny Group sia l'unica band che abbia conosciuto da un album Live, cosa piuttosto inusuale per me!
Ancora una volta devo la sua conoscenza alle mie passeggiate vomeresi!





Questo secondo brano è maggiormente ispirato ad alcune sonorità dei Weather Report, specie per le linee di basso iniziali, ma le parti armoniche e melodiche sono tipiche di questo grande musicista, che miscela sonorità jazz e sudamericane, per tirare fuori quello che al tempo dissero fosse di orientamento New Age o soft jazz.
Poco incline a dare etichette troppo restrittive, per me PMG rappresentò un nuovo modo di interpretare gli stilemi del jazz.
L'apertura verso questo nuovo terreno fino ad allora  poco esplorato, mi aprì a nuove conoscenze musicali, seppure jazz oriented, meno complesse del recente passato, come i fantastici Yellow Jackets, inizialmente addirittura molto funky ma divenuti più interessanti a partire dal loro album Four Corners, e gli ispirati e morbidi Shadowfax con The Dreams of Children, passando per il virtuoso e passionale Bireli Lagrene con il suo Foreign Affairs (e altri titoli), più un'altra serie di minori, che risultavano piacevoli, ma non eccessivamente degni di nota.
E' stata la mia svolta musicale più morbida ed estetica, meno sanguigna e passionale, forse perchè giunta in età più matura, ma non per questo meno importante: da qui ho imparato ad ascoltare, con grande interesse e godimento, qualcosa di jazz puro, da Miles Davis a Buddy Rich, Wes Montgomery, Jack DeJohnette, John Scofield (che rispose alla 'So What' di Davis con la sua 'Tell You What' nell'album Loud Jazz) e tanti altri. Mi sono persino concesso il lusso di suonare un pò di jazz standards in alcune band (una di sei elementi napoletana e una di cinque elementi milanese), magari un pò scolasticamente, ma con grande divertimento!
E' stato grazie a questa apertura musicale che oggi sono ben lieto di essere un fervente ammiratore della geniale Hiromi Uehara, la piccola e graziosa, geniale e virtuosa pianista giapponese che miscela innumerevoli contaminazioni, dal jazz al progressive, nella spumeggiante musica che compone.

Ecco... i miei TPA sono terminati.
Questo non vuol dire che da allora io non abbia ascoltato musica interessante!
Avrete visto che nel blog ho citato e parlato di alcune band più recenti che hanno eccitato i miei sensi e mi hanno appassionato con la loro musica.
A parte la già citata Hiromi e i recentissimi e sorprendenti The Aristocrats (peraltro ispiratori della mia band di prog fusion E.G.P. ProJecT), partendo dagli inglesi Porcupine Tree, gli americani Spock's Beard e Echolyn, gli svedesi Flower Kings (poi divenutimi un pò ostici), che mi hanno dato la grande gioia di scoprire che il prog non era morto, ma solo divenuto di nicchia, e i più recenti polacchi Riverside, con le loro atmosfere cupe e dense di pathos, passando per i potenti francesi Lazuli e Nemo, si giunge agli italiani Il Tempio Delle Clessidre, Yugen e Not A Good Sign, che a mio modo di sentire spiccano su tanti altri connazionali per personalità ed originalità.
Qualcuno potrà asserire che sono tutti derivativi, è vero (mi domando allo stato attuale chi non lo sia!) e, almeno per me, non TPA, perchè non hanno cambiato il mio modo di ascoltare la musica, ma sono tutti ottimi musicisti, dotati di inventiva, buon gusto musicale e mettono talmente tanta passione in ciò che suonano, che riescono a tramsettere, con la loro musica, immense good vibrations!

Per ora vi saluto, ma attendetevi un post conclusivo sull'argomento!

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