domenica 26 ottobre 2014

Turning Point Albums - Quarta parte

I link delle "puntate precedenti"!





Gli anni del liceo sono sempre un ricordo piacevole per chi, come me, ha avuto la fortuna di condividerli con alcune amicizie tanto forti da rimanere intatte ancora oggi.

Tralasciamo le pene amorose adolescenziali, l'impegno scolastico e i litigi con amici, genitori e fratelli. Quelli fanno parte dello sviluppo intellettivo e della maturazione individuale.
Buona parte di noi, compreso me, era serena  e viveva una vita tutto sommato gradevole, sempre a contatto con gli amici e, la mia in particolar modo, sempre a contatto con la musica: ascoltata e suonata.

Allora i ritmi di vita erano diversi, i miei genitori rientravano entrambi per pranzo e in genere si pranzava tutti insieme, fra racconti della giornata, rimbrotti dei genitori, scherzi fra fratelli, tanta allegria e qualche battibecco.
I più giovani che dovessero leggere queste righe rimarranno sorpresi, ma la vita familiare (non di tutte le famiglie, ma sicuramente della mia) a quei tempi era molto più conviviale di quella di oggi, nonostante ci fosse una battaglia generazionale più accesa e ribelle.

Avevo acquistato un manuale per lo studio della batteria ed ero solito, mentra mia madre approntava velocemente il pranzo, prima di sederci a tavola, andare a fare qualche esercizio nell'ampio salone di casa.
In genere era mio padre ad avvisarmi che il pranzo era pronto.
Aveva talmente rispetto per la mia passione che attendeva che io terminassi l'esercizio per catturare la mia attenzione e dirmi: "E' pronto... a papà".
Ancora oggi mi commuove riportarlo alla mente, come tantissime cose che mi hanno lasciato lui e mia madre.
Pensate solo che quel "a papà" lo uso ancora oggi con le mie figlie che sono adulte.



Di come sia venuto a conoscenza dei King Crimson ho già riferito qui:


http://proglessons.blogspot.it/2010/11/i-king-crimson.html



Mentre negli altri casi fu il primo album che ho ascoltato a generare in me un Turning Point musicale, in questo caso, nonostante il mio primo approccio con la band fu con Starless and Bible Black, forse non ero ancora pronto a comprendere la loro enormità, fino a quando non ascoltai quello che da molti, e anche da me, viene considerato una sorta di manifesto del prog rock.

Sebbene sia possibile ritrovare alcune caratteristiche di questo stile musicale in artisti precedenti (cito ad esempio Procol Harum e Vanilla Fudge), l'album In the Court of the Crimson King è così diverso da tutto quello ascoltato fino ad allora, così incredibilmente fuori dagli schemi, con quei riff così deliranti, il frastuono musicale sul finale del primo brano, la lunghezza e le variazioni dei singoli brani, che rappresenta un vero e proprio punto di partenza per tutta la musica che giungerà dopo.
Provate a confrontare il progressive  odierno con i brani che vi propongo di seguito: vi ritroverete un'enorme quantità di riferimenti, talvolta solo scimmiottati (e pertanto di dubbio gusto e valore), talaltra ispirati e di grande efficacia.

Confusion will be my Epitaph





L'intro con il mellotron in evidenza (come in tutto il brano) e quel rullo di timpani  già ci apre al dramma, e quel drumming così secco e variegato, sulla voce caldissima e ispirata di Greg Lake sono di incredibile efficacia.
Il crescendo che cade al minuto 3.40, prima del break cadenzato e lugubre, toglie il fiato con la sua intensità!





Che maestosità quell'attacco iniziale! Intenso, corposo e solenne!
Provate a immaginare quale batterista, prima di allora e senza la guida di Fripp, avrebbe mai accompagnato il brano con quel pattern di tom, hihat e rullante così incredibilmente inusuale, ma efficace!
E quel solo di flauto, quanti ne ha ispirati successivamente, anche e soprattutto nel panorama italiano?
Vogliamo parlare del finale a sorpresa con quella reprise da brivido? Quasi un antesignano delle ghost tracks di più recente memoria!
Questo brano, come tutti gli altri che compongono l'album, è incredibile per efficacia, innovazione e intensità.
Se siete musicisti o appassionati di uno strumento (come me), provate a seguirne l'azione in questo album... non sarà mai banale o prevedibile, rispetto alla musica di allora, ma per certi versi anche a quella odierna.
Eterno è il termine più appropriato per questo album!



Con i King Crimson ho scoperto il delirio della genialità (e viceversa!), l'acidità della musica e in particolare dei registri di chitarra, sempre così taglienti e strazianti, ma anche ritmiche killer, brani dolcissimi o di atmosfera greve e madida di sudore, testi ispirati, ma anche profondi e taglienti come lame, e la complessità strutturale della musica mai fine a se stessa!




La mia fame di conoscenza musicale non si placava mai.
In quel periodo incominciai a suonare musica strumentale in una band di quattro elementi: basso, chitarra, batteria e tastiere. La musica era d'ispirazione Pink Floyd e Sensation's Fix ed un pomeriggio, durante una pausa delle prove, il bassista mise sul piatto un LP la cui cover è riportata di fianco.
La sua intenzione era di farci notare alcune linee di basso.





L'energia che si sprigiona da questo brano, con quel pattern di batteria così inusuale (fino ad allora... poi fu ripreso da Phil Collins in 'Wot Gorilla') mi pervase di gioia incontrollata!
Era la prima volta che venivo a contatto con i fantastici Weather Report e la fusion o, come lo chiamavamo allora, jazzrock.Per la prima volta prestavo maggior attenzione al lavoro di tutti gli strumenti, invece di concentrarmi maggiormemte sul cantanto e sugli assolo, come avevo fatto fino a quel momento!
In questo album tutto è mirabile: le ritmiche pulsanti, le atmosfere, le sonorità, lo stile e il gusto degli assolo.


Ascoltate l'enorme efficacia del basso in questo brano:





E' delizioso come il sax di Wayne Shorter e le tastiere di Jo Zawinul costruiscano un mirabile incastro con il pregevolissimo lavoro di Alphonso Johnson. E quelle congas che rullano all'impazzata, conferendo al brano un sapore sudamericano, unite alle armonizzazioni, talvolta dissonanti, e a tutta la struttura del brano sono davvero sorprendenti!
Ancora oggi mi emoziono quando ascolto questa band stellare!

I Weather Report sono stati la mia prima apertura alla vera e propria musica strumentale che, come vedrete in seguito, da quel momento ha avuto, nella mia crescita musicale, un cammino parallelo al progressive rock.
Sebbene non avessi ancora la maturità di apprezzare alcuni dei loro lavori precedenti (I Sing the Body Electric, per esempio... ne godetti successivamente) da allora questa band fu per me un punto di riferimento inamovibile quando non si parlava di prog.

Ma eravamo solo all'inizio.... come vedrete già dal prossimo post!

domenica 12 ottobre 2014

Turning Point Albums - Terza Parte



Ciao a chi mi legge!

Scusate la latitanza ma sono stato un pò fuori fase per molteplici motivi.

Non penserete davvero che i miei TPA fossero terminati e vi foste finalmente liberati di me!

Procediamo, come fatto finora, in ordine di apparizione, e quindi seguendo il percorso della mia esistenza, che è stata e sarà sempre accompagnata dalla musica.

In uno dei tanti pomeriggi trascorsi dal mio amico musicofilo mi ritrovai a scartabellare fra i suoi LP e fui incuriosito da un album nero con al centro una specie di pellicola su cui erano riportati alcuni tratti neri che, uniti a quelli presenti sulla inner sleeve del LP creavano l'immagine di 5 musicisti polistrumentisti con i loro molteplici strumenti... eccovela!


Quando chiesi lumi mi fu risposto che l'LP era di suo fratello che, peraltro, non l'aveva gradito granchè!

Dei Gentle Giant ho già parlato diffusamente su questo blog e specialmente ne i due post di cui vi riporto i link:



Alla loro "scoperta" è legato lo sviluppo del mio gusto per la ricchezza degli arrangiamenti, la cura delle parti vocali e l'imprevedibilità delle soluzioni ritmiche e armoniche.

A mio parere non è mai esistita (e forse mai potrà più esistere) un'altra band così imprevedibile, tecnicamente ineccepibile (ognuno dei componenti suonava più di uno strumento e sul palco non avevano helpers... facevano tutto da soli con funambolici e rocamboleschi scambi di strumenti!) e musicalmente affascinante!

Ascoltate la title track.





Già all'inizio, con quella esplosione di energia su cui si appoggia il violino, comprendiamo che ci troviamo di fronte a qualcosa di assolutamente inusuale, anche oggi che lo ascoltiamo dopo 41 anni!
Ascoltate come, nel corso del brano, alternando pianissimo a parti power riescono a traslare il mood da rock a swing.
Quel break micidiale al minuto 4.15, tanto inatteso quanto straordinariamente brillante e pertinente, è una delle espressioni più caratteristiche di questa fantastica band.




Questo brano ve lo propongo per darvi un esempio (qualora qualcuno che legge non li conoscesse ancora) della loro bravura nell'intreccio delle melodie dei differenti strumenti, delle fughe e degli ostinato.
Non a caso la loro musica, in Inghilterra veniva trasmessa sul canale della Musica Classica!

Il basso di Ray Shulman qui è incontenibile per efficacia e fascino.
E notate una cosa: dopo il primo bridge l'attacco killer è senza alcuna pausa e genera quasi un sussulto. Dopo il secondo bridge sarebbe stato banale farlo uguale, e quindi hanno aggiunto una pausa!

Questi grandissimi musicisti, dotati di gusto, raffinatezza e tecnica, produssero in sequenza 8 album di grandissimo livello, che sono infissi nella mia memoria musicale in modo indelebile, e sono fra i "responsabili" del mio gusto musicale, sempre alla ricerca di qualcosa che possa sorprendermi ed ammaliarmi!


Quelli erano anni particolari.
La musica mondiale era tutta in fermento e "il nuovo che avanza" di allora proveniva in particolar modo dalla spocchiosa Inghilterra.

Sorprendentemente, a fare da contraltare a questo strapotere albionico, c'era la nostra bella penisola, di cui si potrà parlare male per certi versi (non siamo qui per parlare di politica), ma di sicuro non si può nascondere che sia, da sempre, una delle nazioni più attive, in campo musicale.
Non dimentichiamo che i Genesis sono diventati famosi prima in Italia e poi in patria!


Di come sia venuto a consocenza del Banco del Mutuo Soccorso ho già riportato in questo blog: http://proglessons.blogspot.it/2011/06/il-banco-del-mutuo-soccorso.html


Sebbene li abbia conosciuti fin dal primo album, quello che ha segnato il mio percorso musicale è certamente questo alla vostra destra.

Come ho avuto già modo di dire in passato, con il Banco sono cresciuto intellettualmente, ho incominciato a pensare e ponderare sugli aspetti contorti della nostra società, sulle ingiustizie e sulle misere vicende umane.

Questo album è pervaso dai testi profondi e poetici di Francesco Di Giacomo, che ci ha lasciato di recente, vittima di uno sciocco incidente, creando un immenso vuoto nel panorama musicale italiano e, quel che è più forte e difficile da digerire, nei nostri cuori. Ancora mi commuovo quando intono un suo brano... e mi si spezza il cuore!

Quest'album parla di prigionieri politici, di assurdi equilibri (rimandando alla nostra assurda società) e di reduci di guerra incapaci di tornare a vivere una vita normale.
Il tutto accompagnato da una musica splendida, ora solenne, ora incalzante, ora morbida come un cuscino su cui riposare, ma sempre estremamente coinvolgente, dalla prima all'ultima nota.

Io sostengo sempre che Io Sono Nato Libero è il migior album di RPI di tutti i tempi.
Potrete ascoltare  e realizzare ciò che provo ascoltando i due brani, a mio giudizio, più significativi dell'album nel link che vi ho riportato.

Qui vi propongo un brano in cui la vena interpretativa di Francesco sale a livelli elevatissimi!







Anche in questo caso l'ambientazione è piuttosto greve, anche se meno drammatica degli altri brani, con l'intermezzo recitato di Francesco che strappa l'emozione forte, oggi ancor più di allora, sul suo

Però non so dire
se urlasse o ridesse...
E quel colpo di frusta finale.

Termino con un brano che a tutti noi, che sentiamo Francesco Di Giacomo quasi come uno di famiglia, ancora oggi a distanza di molti mesi dalla sua scomparsa, genera fortissime emozioni e un disagio che non riusciamo a contenere. Era il suo manifesto, la sua bandiera.
Non aggiungo altro, dopo, ci si ritrova presto!