lunedì 29 agosto 2011

Mark I e Mark II: Quando qualcuno cambia strada.

Ciao a tutti.
Dopo la (lunga) pausa estiva e in una veste grafica un pò modificata, proviamo a ripartire con un argomento davvero spinoso... tanto per sentire quella benefica scarica di adrenalina che ci indurrà ad abbandonare l'aspetto placido e rilassato derivante dal lungo, dolce far niente (per chi eventualmente avesse potuto beneficiare davvero di tale meravigliosa pratica ormai in via di estinzione...)!

Capita sovente che in una band, nonostante agli occhi dei più tutto sembri andare a gonfie vele, c'è qualche frizione interna, una punta di insoddisfazione di uno dei componenti (talvolta capita ad uno dei musicisti, ma più spesso al frontman) che man mano cresce fino a diventare talmente insopportabile da portare alla separazione.

Le analogie con un rapporto sentimentale ci sono tutte... e non deve sorprendere! Spesso i componenti di una band hanno condiviso perfino il cibo prima di giungere al successo e si sentono davvero molto legati fra loro! 

Proviamo a comprendere insieme quando e perchè ciò accade e quali ripercussioni possono esservi sul gruppo e sui fans. 

In alcuni casi non vi sono ripercussioni: i King Crimson hanno cambiato spessissimo il loro organico, ma nessuno si è mai lamentato eccessivamente che fosse andato via Greg Lake dopo i primi due albums, oppure che la sezione ritmica Levin/Bruford sia stata soppiantata, in tempi più recenti, da quella Gunn/Mastellotto, o di altre mutazioni.
Ciò accade perchè i King Crimson sono sempre stati visti come una moltitudine di sudditi alla corte di Bob Fripp, pertanto i seguaci del 'Re Cremisi' sono sempre fiduciosi delle scelte fatte dal loro 'monarca'. 
Ed in linea di massima non hanno tutti i torti. Basti pensare ai vari musicisti, a parte quelli già citati, che si sono avvicendati in questo contesto: Mike Giles, Keith Tippett, Jon Anderson, John Wetton, Adrian Belew, Ian Mc Donald, Mel Collins, etc... e alle recenti collaborazioni con Steven Wilson e Gavin Harrison dei Porcupine Tree!

Anche per gli Yes gli avvicendamenti e i ripescaggi sono stati così frequenti che non sembra esservi stata mai grande sofferenza. Tranne forse quando Rick Wakeman decise di abbandonare il gruppo per dedicarsi alla sua carriera solista. Ma anche in quel caso fu sostituito alla grande da Patrick Moraz, che non fece rimpiangere a lungo il virtuoso tastierista dai lunghi capelli d'oro.
Le successive mutazioni con gli ex-Buggles, le formazioni doppie o eventuali AWBH (che peraltro produssero un album decente) non le considero nel contesto.


In altri casi la separazione è talmente traumatica che i nostri beniamini sentono il bisogno di trasmetterci il loro stato d'animo attraverso l'unico canale che possa metterli in comunicazione mentale con noi fans: la musica.





I Pink Floyd si sono portati dietro per tutta la loro esistenza la volontaria (quanto necessaria!) esclusione di Syd Barrett dalla band. I sensi di colpa di Waters e Gilmour, suoi ottimi amici fino alla fine, si manifestano nel mirabile album Wish You Were Here, da cui è tratto il brano di cui sopra.
Syd era completamente fuori di testa e ostacolava il loro cammino verso il successo, pertanto i quattro membri, di comune accordo con i produttori, decisero che occorreva disfarsene, nonostante l'amicizia che li legava da molti anni.

Se vi capitasse di trovarvi fra le mani il libro Rosso Floyd di Michele Mari (recentemente regalatomi dalle mie figliole) troverete ardite interpretazioni di decine di potenziali riferimenti a Syd, lungo tutta la loro carriera.
Il libro si basa su molti fatti reali, ma l'autore ne elabora connessioni di pura fantasia, seppure spesso plausibili. Per quanto generalmente non gradito ai fans, io lo considero un simpatico esercizio di stile.
In ogni caso è innegabile che i Pink Floyd abbiano tratto grande giovamento dall'inserimento di Gilmour e la sua chitarra blues oriented.

La successiva defezione di Waters, dovuta ai continui litigi con Gilmour, fu un evento più rabbioso che doloroso, articolatosi in un lunghissimo periodo di interminabili battaglie legali.
Waters avrebbe voluto orientare socio/politicamente tutta la produzione del gruppo, esasperando musicalmente la presenza di sezioni orchestrali, Gilmour, essendo di estrazione blues, voleva mantenere tutto come era.
Waters asseriva che il nome Pink Floyd non si sarebbe dovuto più usare  perchè di fatto i Pink non esistevano più, Gilmour il contrario.

Mentre la perdita di Barrett portò ad un giovamento, quella di Waters, contraltare creativo di Gilmour, portò ad un progressivo isterilimento della vena creativa della band, che nei successivi lavori si appoggiò quasi completamente sui mitici assoli di Gilmour, mantenendosi su buoni livelli, ma nulla di più.
Lo stesso Waters, da solo, non è mai riuscito ad esprimersi come in passato, pur mantenendosi anch'egli su livelli generalmente medio alti.

Soltanto in anni recenti, a partire dall'intervento al Live 8, c'è stato un riavvicinamento fra i due leader, purtroppo caratterizzato anche dalla successiva morte di Rick Wright, l'elemento più visionario del gruppo.
Recentemente Gilmour è intervenuto ad un concerto di Waters per suonare la mitica 'Comfortably Numb'.









Quando lessi su Ciao 2001 che Peter Gabriel aveva lasciato i Genesis ebbi un momentaneo blocco di tutte le funzioni vitali!
Comprenderete che per me i Genesis erano un vero punto di riferimento musicale, cibo per l'anima e per l'emotività!
Tutto sommato li avevo conosciuti da poco (con Selling England by The Pound), ero ancora in visibilio per  The Lamb Lies Down On Broadway e mi sembrava davvero troppo presto subire un colpo così duro!

Fu un trauma anche per gli altri componenti, che vedevano in lui un frontman dotato di eccezionale carisma e pertanto difficilmente sostituibile. E infatti non lo sostituirono!
I Genesis nel loro cammino musicale hanno effettuato sostituzioni solo all'inizio (Phil Collins per John Mayhew e Steve Hackett per Anthony Phillips. Due cambi che hanno portato un eccezionale valore aggiunto!), poi hanno subito soltanto defezioni.

Peter non sopportava più i ritmi da rockstar che gli venivano imposti, voleva sedersi un attimo a pensare, dedicarsi ad altre cose con uguale ardore, comprendere la direzione da prendere!
Oggi, dopo tanti anni, comprendiamo che la strada che ha scelto successivamente, pure se irta di difficoltà, lo ha portato ad essere un mito della scena (non solo) musicale mondiale, con la sua musica così densa di feeling, seppure semplice nella struttura, con il suo impegno sociale e con la tranquillità che traspare dai suoi occhi!
Tutto il suo disagio, le sue frustrazioni e la successiva presa di coscienza sono resi manifesti in questo brano, che credo non abbia bisogno di alcuna presentazione!





Phil Collins prese il posto di Gabriel al canto, assumendosi il gravosissimo onere di non farlo rimpiangere, e nei concerti si servirono di Chester Thompson (e in qualche occasione anche di Bill Bruford) come batterista addizionale.
Prestate attenzione agli ultimi secondi del brano 'Los Endos' precedentemente proposto: c'è un'accorata dedica a Peter:
There's an Angel standing in the sun...to Peter Gabriel
Piansi lacrime amare la prima volta che la sentii!

Nonostante Collins, come leader dei Genesis, abbia molti detrattori (compreso me, che non gli perdonerò mai di 'essersi dimenticato', a suo tempo, di essere un grandissimo batterista!) non si può negare che albums quali A Trick of the Tail, Wind and Wuthering e Duke abbiano lasciato, ognuno a suo modo, un segno importante nella loro discografia. Il resto... lasciamo perdere, sebbene vi siano sprazzi di buona musica qui  e là.

Successivamente, quando Collins decise che la band doveva cambiare completamente direzione musicale, orientandosi verso un rock melodico di maggiore presa sul pubblico (e i successivi successi commerciali, almeno dal punto di vista della popolarità e degli introiti, gli diedero ragione!), il bravissimo Steve Hackett si sentì tagliato fuori, incline come era a mantenere fede alla sua estrazione barocca e progressive, pertanto decise di lasciare il gruppo per non sentire più la frustrazione di essere soltanto un performer.





Anche in questo caso la scelta fu molto sofferta per entrambe le parti.
Abbandonare un cavallo vincente come i Genesis non fu una cosa facile per Steve, ma aveva dalla sua parte la sua musica e una compagna che lo sosteneva psicologicamente (Kim Poor e Steve hanno divorziato un paio di anni fa, ma non per volontà del mitico chitarrista, a quanto sembra...).
Nel contempo i restanti tre componenti non si sentivano motivati a cercare in giro: avrebbero perso troppo tempo e rischiato di non trovare ciò che desideravano. O peggio, rischiavano di trovare qualcuno che avrebbe compromesso gli equilibri dell'ormai terzetto così ben amalgamato!
Così Rutherford prese in mano la chitarra elettrica e incominciò a suonare anche le parti soliste. Come per la batteria, dal vivo si servirono di Darryl Stuermer come chitarrista addizionale.


Ascoltate il brano che ho postato. E' denso di pathos, amarezza e disillusione.
L'assolo di tastiere è ansioso e straziante, la ritmica è frastagliata, come un pianto a singhiozzi, e il testo è tutto imperniato sull'evento appena consumatosi.
Quando artisti di questo calibro vogliono renderci partecipi dei loro stati d'animo riescono a trasferire tutto in brani come questo... ed è impossibile non condividerne la tensione emotiva! Non trovate?


Inutile dire che il sound uscì particolarmente impoverito da questa defezione.
Nel caso di Gabriel, almeno in studio, Collins riuscì a 'scimmiottarlo' decentemente (in un'intervista Gabriel asserì che Collins tecnicamente era migliore di lui... ma non era Peter Gabriel!) su una base sonora ancora abbastanza fedele al sound della band.
Quello che era andato irrimediabilmente perduto era l'impatto scenico  e il carisma di Pete nei Live set.
In pratica il decadimento stilistico musicale fu piuttosto soft.
Invece la fuoriuscita di Hackett evidenziò immediatamente l'entità della perdita, dal punto di vista compositivo e musicale: a titolo di esempio vi rimando all'ascolto della suite di chiusura dell'album Wind and Wuthering a confronto con il brano di apertura di ...And Then There Were Three precedentemente inserito, che rappresenta uno dei momenti migliori di tutto l'album.
Qualsiasi commento sarebbe superfluo, non è vero?







Anche in questo settore i Marillion si sono particolarmente distinti...

La decennale amicizia di Fish e e Steve Rothery con Diz Minnit (basso) e Mick Pointer (batteria), peraltro membri fondatori della band, nulla potè valere rispetto alle necessità del gruppo di progredire, pertanto i due, in tempi successivi, furono 'cordialmente' pregati di farsi da parte, sostituiti da Pete Trewavas (basso) e Ian Mosley (batteria).
Anche in questo caso le sostituzioni portarono un grande valore aggiunto alla band, migliorandone oltremodo la sezione ritmica. Per quanto Mosley sia un batterista un pò ruvido, i suoi pattern ritmici erano di gran lunga più incisivi e dinamici di quelli di Pointer, molto limitato tecnicamente e spesso impacciato dal vivo.
Il brano sopra proposto riporta nel testo quanto sia difficile prendere questo tipo di decisioni, specie perchè c'è di mezzo un'amicizia pluriennale.
Notate la ritmica secca e cadenzata, quasi volta a mostrare l'aridità della doverosa presa di coscienza e la conseguente azione di confronto.

Da notare che nel testo vi è la frase
A friend in need is a friend that bleeds
(un amico in difficoltà è un amico che sanguina) che è un modo di dire tipicamente inglese ed è citata, seppure in modo diverso
A friend in need is a friend indeed,
a friend who bleeds is better
(un amico in difficoltà è pur sempre un amico, ma è meglio un amico che sanguina)
nel brano 'Pure Morning' dei Placebo.

In ogni caso le sostituzioni sopra citate non furono altrettanto traumatiche quanto quella di Fish con Steve Hogarth.
Ancora oggi molti fans del Mark I considerano il Mark II una band diversa e per certi versi trascurabile.

Dal mio punto di vista, per questa e tutte le altre 'mutazioni', citate e non, mi sono sempre posto nell'ottica di ascoltare quali fossero gli esiti del cambiamento.
Se la musica prodotta continuava a catturare la mia attenzione e la mia emotività, non avevo motivo di lamentarmi (come accadde per i primi album dei Genesis senza Gabriel, sebbene fossi rammaricato dalla sua scelta, o per gli Yes senza Wakeman e Bruford, e per gli stessi Marillion senza Fish), in caso contrario riponevo il disco nella custodia e non lo acquistavo o non lo ascoltavo più ... tutto qui!

In reatà è molto probabile che il 'mito' di Fish sia stato alimentato proprio da Hogarth che, pur essendo tecnicamente superiore e dotato di un timbro mediamente più caldo, ha sempre manifestato una tale sudditanza psicologica verso il suo predecessore da non riuscire a scalfirne la memoria nei fans.
Manifestazioni come l'indossare una t-shirt con su scritto "E' vent'anni che sono il NUOVO cantante dei Marillion" (o qualcosa di simile... non ho fonte certa) oppure rifiutarsi di cantare brani del periodo precedente (che in ogni caso sono parte integrante della discografia del gruppo) sono la chiara manifestazione di un'immensa insicurezza che, purtroppo per lui, contribuisce ad allontanarlo dai fans della vecchia guardia.
Fish, di carattere più comunicativo, questo lo sa e ne approfitta per dileggiarlo, quando può, e mantenere così intatto il suo 'mito'.







In ogni caso Fish testimoniò con questo brano le motivazioni che l'avevano spinto a dissociarsi dalle scelte della band, mentre i Marillion dedicarono al loro precedente frontman nulla più della cover di Seasons End, dove sono presenti elementi simbolici come, ad esempio, il camaleonte che brucia e la tela raffigurante il jester che affonda.





Analizzando la cosa da ascoltatore di musica disincantato, sempre secondo il mio personale giudizio, il lavoro di Hogy nei Marillion ha portato ad albums di grande valore come Brave e Marbles, più altri momenti di buon livello musicale e alta intensità emotiva, mentre il Fish solista, forse perchè ha perso molto del suo timbro di voce ed è generalmente circondato da musicisti di livello medio-basso, non è mai riuscito a superare la piena sufficienza, tranne forse per Vigil in a Wilderness of Mirrors e qualche altro raro esempio isolato, e non riesce ad entrare nelle mie 'corde'.



Infine, sebbene non siano propriamente Prog (ma comprenderete successivamente perchè li cito), un discorso a parte meritano i Deep Purple.
Sembra incredibile, ma ogni volta che hanno cambiato componenti, hanno gettato le basi per un nuovo modo di fare musica.
La sostituzione di Rod Evans con Ian Gillan al canto e di Nick Simper con Roger Glover al basso, portò il gruppo a trasformarsi da Rock melodico (Il famoso Mark I) a capostipite dell'Hard Rock, con l'album In Rock (Il famosissimo Mark II). Nessuno ha mai avuto il coraggio di rimpiangere i fuoriusciti!

Successivamente, a causa dei continui litigi fra Blackmore e Gillan, quest'ultimo fu sostituito da David Coverdale e Glover da Glenn Hughes (Il ben noto Mark III).
Nonostante io stesso fossi inizialmente disorientato dalla perdita del timbro e della potenza della voce di Gillan, ho sempre considerato l'album Burn (il primo con i due nuovi componenti) come uno dei precursori del Prog Metal e i brani successivi penso possano dimostrarlo!






Ascoltate tutto il lavoro di Blackmore, che nel finale si esprime al meglio in uno degli assoli che considero fra i più belli che io abbia mai sentito! Molto emozionante, con interventi spagnoleggianti, con legati e staccati di incredibile efficacia, ricco di feeling e  corde tirate allo spasimo! Prestate attenzione anche al suo lavoro di cesello dietro all'accoratissima interpretazione di Coverdale! Eccezionale anche il supporto percussivo di Paice, sempre preciso, fantasioso e incisivo.






Questo è il brano che chiude l'album... e apre a mille soluzioni dei successivi decenni della musica un pò 'estrema' come il Prog Metal.
Avrei potuto inserire anche 'You Fool No One', ma ho preferito questo perchè anche qui Blackmore è sorprendente, come d'altronde tutta la band.
Da notare che l'uso della doppia cassa, oggi ostentato da una moltitudine di batteristi, a quei tempi non era per niente indispensabile per rendere corposo un pattern ritmico!



A margine di tutto ciò mi sembra doveroso citare che John Wetton in un'intervista riportò che adora cantare 'I Talk to the Wind',  Phil Collins a lungo ha cantato le canzoni dell'era Gabriel ed inoltre le hanno cantate insieme più di una volta, Coverdale si è cimentato (con enormi difficoltà...) con i brani di Gillan, e potrei citare altri esempi in cui non c'è sudditanza psicologica, c'è solo passione, rispetto per il pubblico, amore per il brano e la buona musica.
Mi sembra che questo dovrebbe essere alla base di tutto, o no?

Ve l'avevo anticipato che sarebbe stato un post da 'risveglio'!

Come al solito ho esposto le mie considerazioni sull'argomento, ma attendo vostri eventuali  commenti!