domenica 9 novembre 2014

TPA - Conclusione? Non credo!


Riprendendo le teorie di Meyer, sostiene Philip Ball nel suo trattato L'Istinto Musicale, libro che io considero una sorta di Bibbia, che l'ascoltatore musicalmente raffinato è colui che è spinto alla ricerca di nuove sonorità e differenti modi di fare musica, quasi come se fosse un'esigenza non dello spirito, ma della carne. 
Gli altri, che chiama 'ascoltatori sprovveduti', sono coloro che ambiscono ad ascoltare sempre le stesse cose, magari in sottofondo alla radio, ed altro non sono che meri utilizzatori distratti della sublime arte. 

Non sono del tutto daccordo con lui, ma prendendo spunto da questa considerazione e trascurando coloro che ascoltano soltanto ciò che viene loro proposto dalle radio, sono solito dividere gli appassionati di musica in tre grandi categorie: pigri, entusiasti e dinamici.

PIGRO è colui che si àncora indissolubilmente ad un genere musicale e, per estremo, ad un ristretto numero di artisti (Mi è sembrato di sentire un GenesisPinkFloydKingCrimsonYesGentleGiant in sottofondo, o simili, per altri generi musicali) e non vi si distacca per alcun motivo: perchè è molto più comodo e meno impegnativo ascoltare qualcosa di familiare ed assimilato, piuttosto che avventurarsi in ambiti differenti.

Quando il PIGRO viene a contatto con qualcosa di nuovo, di solito lo pone a confronto con i suoi miti che, avendo ormai metabolizzato nel tempo, diventano un termine di paragone troppo elevato e quindi impossibili da raggiungere. Divengono cavillosi nel rintracciare derivazioni e similitudini con i grandi del passato ("questa somiglia a...", "questo ritmo l'hanno preso da...", "eh, ma qua imitano smaccatamente a...", e così via), un seppur minimo difetto che possa mettere questi "poveracci" alla berlina. A questo punto il nuovo diventa trascurabile, possono tornare tranquillamente nelle confortevoli braccia delle loro certezze consuetudinarie e il cerchio si chiude.

ENTUSIASTA è l'esatto opposto. Nella spasmodica ricerca di qualcosa da ascoltare è propenso a giudicare positivamente qualsiasi cosa che abbia una pallida verosimiglianza con gli stilemi che gli sono propri (che spesso spaziano notevolmente fra i generi, fortunatamente).
Così non importa se la composizione è macchinosa, inutilmente complessa (lo stesso Ball asserisce che "più complesso non significa migliore"), scarsamente melodiosa o magari per niente ispirata. L'importante è che suoni come altri milioni di esempi identici e che lui possa goderne a piene orecchie, perchè andrà a far parte della sua immensa collezione di inutili cloni, ascoltati una volta e mai più.

Per questo tipo di ascoltatore è importante dimostrare a se stesso ed agli altri di conoscere il maggior numero di nomi possibili, indipendentemente dal loro valore artistico, perchè questo lo fa sentire più sicuro.
Lo so perchè ci sono passato... quando mi dicevano: "Conosci x?" e non era fra i nomi che affollavano la mia memoria musicale andavo in panico da prestazione!


Personalmente oggi mi considero un DINAMICO
Ascolto molta musica di svariati generi e pur riconoscendo che non c'è moltissimo di nuovo in giro, tento di liberare la mente dai comportamenti pigro e entusiasta, che pure hanno albergato nella mia evoluzione musicale, e provo a comprendere se ciò che sto ascoltando giunge dritto al mio cuore e mi emoziona o mi lascia più o meno indifferente. Nel primo caso merita ulteriore attenzione e spesso mi riempie di gioia, nel secondo, in genere, provo ad analizzare perchè non mi ha convinto, specie se altri lo hanno gradito (talvolta però sono gli entusiasti, pertanto non sono affidabili).
Talvolta mi ritrovo a pensare che se non mi fossi spogliato della veste spocchiosa del pigro non avrei conosciuto e approfondito tanti musicisti che sono venuti fuori a partire dagli anni '90 e avrei perso tantissime good vibrations.
E sono contento di non essere caduto nella trappola dell'entusiasta, cosicché  la mia collezione musicale è piuttosto contenuta, ma ricca di tanta buona musica che ancora oggi mi emoziona all'ascolto.

Non mi considero un "amante della musica" come lo intende Ball, perchè la mia curiosità si ferma ad alcuni generi musicali (d'elite, è vero, ma è così) e poco spazio trovano sia la Classica che le musiche orientali tipo Gamelan indonesiano o quella proveniente dall'Africa subsahariana (o Nera che dir si voglia), avendo goduto parzialmente di quest'ultima solo quando Yossou N'Dour ne ha dato un taglio più occidentale con il suo album The Guide (Wommat) o quando il grande Stewart Copeland l'ha proposta miscelata al suo sound nel mirabile The Rhythmatist.
Sono tuttavia convinto, dopo 55 anni di ascolto continuo, che in qualche garage o sottoscala di chissà quale paese del mondo, ci sia un gruppo di ragazzi genialoidi che sta creando la musica di domani, che probabilmente romperà nuovamente gli schemi e si ergerà ad esempio per tutti coloro che verranno dopo.Quando saranno pronti, se sarò ancora in vita, visto che la Musica è la mia vita, sarò qui ad attenderli!

Oops... Mi sono appena accorto di non avervi proposto alcun ascolto in questo post. Rimendio subito!




Stewart Copeland non è più un "ragazzo", ma sul "genialoide" mi soffermerei parecchio!
E' un altro dei musicisti, che ho incontrato musicalmente nella mia vita, per i quali nutro una stima smisurata!


E quest'altro, sempre ultracinquantenne (è del 1961)...




Mentre Copeland (inglese di adozione e americano di nascita) fa parte del "circuito prog", Eivind Aarset (norvegese) gravita nel jazz, essendo discepolo e collaboratore di Nils Petter Molvaer.

In entrambi i casi è possibile ascoltare qualcosa seppur non completamente nuovo, almeno diverso, ricchi come sono di innumerevoli contaminazioni: il primo attinge dalle musiche africane e orientali e le miscela in qualche modo (notevole, direi!) con la musica occidentale, il secondo da tutto quello che gli capita a tiro, introducendo persino le tecniche di tricks e scatch più familiari ai dj che non ai musicisti veri e propri, creando atmosfere particolarissime.

E voi? In tutto questo tempo sono riuscito a stimolarvi ad individuare i vostri TPA albums ? Spero di si!

I Link alle parti precedenti:

Sesta Parte: http://proglessons.blogspot.it/2014/11/turning-point-albums-sesta-parte.html

Alla prossima... chissà cosa mi verrà in mente!

venerdì 7 novembre 2014

Turning Point Albums - Sesta Parte

I link delle "puntate precedenti"!







Molti sono soliti dire "Con gli anni del liceo andò via anche la spensieratezza".
Nel mio caso trascorsero solo gli anni del liceo... purtroppo con eccessiva velocità, questo si.
Con loro non andò via la mia spensieratezza (ancora non è andata via oggi, per certi versi!), ma si spense lentamente il progressive rock con il sopraggiungere della New Wave e del Punk.
Non posso dire che fui colto impreparato. Peter Gabriel nel suo secondo lavoro (quello che oggi chiamano II o Scratch (per via della cover con il nostro amico che graffia l'immagine) si spostò decisamente verso sonorità New Wave per poi cambiare definitivamente nel III o Melt (sempre per via della cover in cui l'immagine appare parzialmente fusa) creando quel suo sound caratteristico che non abbandonò mai più.

Nel breve periodo che trascorse dal chiudere il capitolo delle scuole superiori ed aprire quello del matrimonio ascoltai ed acquistai poco, giusto per completare le discografie che avevo a cuore (oggi non la penso più così: se un lavoro non mi piace non lo acquisto, punto e basta) e un pò di musica strumentale, spesso retrodatata.

Mi sposai molto giovane, a 21 anni.
Quando lo si fa dopo essere cresciuto in una famiglia come la mia, non è per un colpo di testa, ma per amore.
E per amore di lì a poco nacque la mia prima figlia, Simona.

Posso asserire con assoluta certezza che abbiamo conosciuto i Marillion insieme, come è raccontato brevemente nel post a loro dedicato:


Noterete che il post è un pò grezzo... era uno dei primi che scrivevo e non avevo ancora chiare le potenzialità di diffusione della musica del blog

Anche in questo caso farò un'eccezione alla regola e posterò due brani da due diversi LP, perchè ho conosciuto la band acquistando i primi due album insieme.





Ora potrete dire tutto ciò che volete: che erano derivativi, che scimmiottavano i Genesis, che avevano un pessimo batterista (peraltro cosa assolutamente vera!), che il chitarrista era Gilmour dipendente... ma ascoltateli bene, perchè i Marillion forse sono davvero tutte queste cose (o meglio... lo erano!), ma avevano passione, calore e inventiva.
Notate con quanta passione Fish  si inerpica sulle lyrics passando attraverso diversi mood fino a uno quasi militaresco e poi uno appassionato, che si apre con quello splendido intervento di chitarra di Rothery che, è vero, negli assoli prende molto dal chitarrista dei Pink Floyd (forse per questo moltissimi suoi interventi mi colpiscono nel profondo), ma è caldo e appassionato, inoltre le sue sezioni ritmiche e le sue sonorità sono di tutt'altra provenienza, più heavy rock, e questo contribuisce a renderlo più interessante di tanti altri emuli che si ostinano a ripetere all'infinito, senza personalità, il loro maestro.
Il brano sopra riportato chiude il loro album di esordio Script for a Jester's Tear e ne è, a mio modo di sentire, la perla più pura!

Il brano successivo è preso da Fugazi, il secondo lavoro della band.





Ascoltate questo brano e prestate attenzione alla sezione ritmica.
La sola sostituzione del batterista con uno (allora) più dinamico e tecnicamente più ferrato la fa levitare a livelli decisamente superiori!
Lyrics sanguigne e accorate, assolo di Rothery che con i suoi bending tiratissimi, le sue terzine e il suo tappeto di note sulla reprise di Fish strappa una fortissima emozione... bello , non è vero?

I Marillion mi hanno permesso di scoprire che c'era ancora musica capace di emozionarmi, dopo tanto piattume, e mi hanno accompagnato per tutti gli anni della mia maturazione e della mia vita matrimoniale, fino alla separazione. Sia che al canto ci fosse Fish o Hogarth, a loro devo moltissimo, in termini emotivi e sentimentali, come ho descritto nel post a loro dedicato.
Sebbene oggi non me la senta più di dire di essere a loro legato indissolubilmente, come pensavo un tempo (spesso lo pensiamo anche per i rapporti sentimentali e interpersonali e guardate talvolta come vanno a finire!), rimangono un importante svolta della mia crescita musicale, sebbene non mi abbiano aperto un nuovo mondo, ma il cuore... e l'hanno fatto grondare di emozioni, quello si!


Ora ascoltate questo brano in silenzio...




La lunga intro introspettiva ed intimista e quell'entrata di Pat da brivido come potrebbero mai lasciare indifferente uno come me?
Tutto il brano è splendido, sia che alla solista ci sia il bravissimo tastierista  Lyle Mays che lo stratosferico chitarrista (ora sessantenne) Pat Metheny, uno dei musicisti che stimo maggiormente da quando l'ho conosciuto, pur non condividendone tutte le sue scelte artistiche.
Perchè lo stimo? Perchè è un tutt'uno con il suo strumento e si mostra sempre appassionatissimo di suonarlo, come fosse la prima volta.
Ho visto vari Live di Pat e bisogna tirarlo via dal palco, altrimenti non smetterebbe mai di suonare!
E' un grandissimo professionista proprio perchè adora quello che fa.

Credo che il Pat Metheny Group sia l'unica band che abbia conosciuto da un album Live, cosa piuttosto inusuale per me!
Ancora una volta devo la sua conoscenza alle mie passeggiate vomeresi!





Questo secondo brano è maggiormente ispirato ad alcune sonorità dei Weather Report, specie per le linee di basso iniziali, ma le parti armoniche e melodiche sono tipiche di questo grande musicista, che miscela sonorità jazz e sudamericane, per tirare fuori quello che al tempo dissero fosse di orientamento New Age o soft jazz.
Poco incline a dare etichette troppo restrittive, per me PMG rappresentò un nuovo modo di interpretare gli stilemi del jazz.
L'apertura verso questo nuovo terreno fino ad allora  poco esplorato, mi aprì a nuove conoscenze musicali, seppure jazz oriented, meno complesse del recente passato, come i fantastici Yellow Jackets, inizialmente addirittura molto funky ma divenuti più interessanti a partire dal loro album Four Corners, e gli ispirati e morbidi Shadowfax con The Dreams of Children, passando per il virtuoso e passionale Bireli Lagrene con il suo Foreign Affairs (e altri titoli), più un'altra serie di minori, che risultavano piacevoli, ma non eccessivamente degni di nota.
E' stata la mia svolta musicale più morbida ed estetica, meno sanguigna e passionale, forse perchè giunta in età più matura, ma non per questo meno importante: da qui ho imparato ad ascoltare, con grande interesse e godimento, qualcosa di jazz puro, da Miles Davis a Buddy Rich, Wes Montgomery, Jack DeJohnette, John Scofield (che rispose alla 'So What' di Davis con la sua 'Tell You What' nell'album Loud Jazz) e tanti altri. Mi sono persino concesso il lusso di suonare un pò di jazz standards in alcune band (una di sei elementi napoletana e una di cinque elementi milanese), magari un pò scolasticamente, ma con grande divertimento!
E' stato grazie a questa apertura musicale che oggi sono ben lieto di essere un fervente ammiratore della geniale Hiromi Uehara, la piccola e graziosa, geniale e virtuosa pianista giapponese che miscela innumerevoli contaminazioni, dal jazz al progressive, nella spumeggiante musica che compone.

Ecco... i miei TPA sono terminati.
Questo non vuol dire che da allora io non abbia ascoltato musica interessante!
Avrete visto che nel blog ho citato e parlato di alcune band più recenti che hanno eccitato i miei sensi e mi hanno appassionato con la loro musica.
A parte la già citata Hiromi e i recentissimi e sorprendenti The Aristocrats (peraltro ispiratori della mia band di prog fusion E.G.P. ProJecT), partendo dagli inglesi Porcupine Tree, gli americani Spock's Beard e Echolyn, gli svedesi Flower Kings (poi divenutimi un pò ostici), che mi hanno dato la grande gioia di scoprire che il prog non era morto, ma solo divenuto di nicchia, e i più recenti polacchi Riverside, con le loro atmosfere cupe e dense di pathos, passando per i potenti francesi Lazuli e Nemo, si giunge agli italiani Il Tempio Delle Clessidre, Yugen e Not A Good Sign, che a mio modo di sentire spiccano su tanti altri connazionali per personalità ed originalità.
Qualcuno potrà asserire che sono tutti derivativi, è vero (mi domando allo stato attuale chi non lo sia!) e, almeno per me, non TPA, perchè non hanno cambiato il mio modo di ascoltare la musica, ma sono tutti ottimi musicisti, dotati di inventiva, buon gusto musicale e mettono talmente tanta passione in ciò che suonano, che riescono a tramsettere, con la loro musica, immense good vibrations!

Per ora vi saluto, ma attendetevi un post conclusivo sull'argomento!

sabato 1 novembre 2014

Turning Point Albums - Quinta Parte

I link delle "puntate precedenti"!




Quarta Parte:  http://proglessons.blogspot.it/2014/10/turning-point-albums-quarta-parte.html


Questo post è dedicato a Wiggy, la mia adorata batteria, e a tutti coloro che, nel corso degli anni, hanno suonato con me, volenti o nolenti!

In questo frangente farò uno strappo alla regola che mi sono imposto per questi post e vi proporrò album completi.


Il mondo della musica strumentale mi aveva ormai aperto le sue porte.
Gli approfondimenti successivi furono peraltro degnissimi di nota, perchè conobbi la geniale ma talvolta un pò greve Mahavishnu Orchestra, capeggiata dal suo eccentrico "dittatore" John Mc Laughlin, e i Return to Forever di Chick Corea, più orientati ad un jazzrock di tipo tradizionale.
Entrambi le band erano composte da ottimi musicisti che successivamente avrebbero conosciuto fama e successo: Jan Hammer, Jerry Goodman, Jean Luc Ponty da una parte e Stanley Clarke, Al Di Meola e Flora Purim dall'altra.

Tra questi c'era un batterista nero, talvolta poco elegante, mancino e tarchiato che, forse stanco di seguire i dettami ora di Mc Laughlin ora di Deodato decise di fare un album tutto da solo.


Spectrum di Billy Cobham rappresenta, per l'universo musicale, una pietra miliare del jazzrock.

Per me è molto di più.

Ascoltai per la prima volta questo LP su un  giradischi compatto (allora chiamavamo così gli impianti stereo di qualità discutibile dove piatto, amplificatore e talvolta MC recorder erano tutti nello stesso mobile) della Europhon, o altra marca similare, a casa di un amico di amici (non ne ricordo neanche il nome... mi trovavo lì e basta)



Se vi va, ascoltate questa pietra miliare per intero.
Non è facile trovare un tale connubio di tecnica, gusto e dinamica in un batterista, specie al giorno d'oggi, dove si tende ad esasperare l'aspetto tecnico e dimenticare il gusto e il feeling.





Se devo essere sincero il primo brano, così incalzante, sulle prime non mi attrasse per niente, tanto che non lo registrai sulla mia MC (non era facile skippare sulle MC a quel tempo!), successivamente l'ho rivalutato.
Ascoltate i pattern di batteria come sono ricchi, i fills ricercatissimi,  talvolta eseguiti in terzine a colpi rimbalzati.
Menzione d'onore ai miei due brani preferiti: 'Stratus' e 'Red Baron'.

Nel primo, l'intro è micidiale, con quell'ostinato di tastiere su cui Cobham elabora degli interventi di buona complessità ed estremo fascino, ma quello che salta all'orecchio è il groove trascinante e i fills incredibili di Billy, lunghi, scroscianti, ma mai ridondanti!
Il tutto condito dallo splendido lavoro di Hammer alle tastiere e il povero Bolin alla chitarra.
E il finale, dove sul riff strumentale, Cobham elabora fills in colpi doppi e tripli e break di efficacia spaventosa? Lo vogliamo trascurare?

Il secondo, secondo me, sarebbe da studiare al conservatorio, tanto è denso di argomenti (e infatti di tanto in tanto lo suono anch'io per arricchirmi).
Ascoltate la dinamica sul pattern iniziale com'è lieve, per poi salire successivamente.
Prestate attenzione ai fills costruiti fra rullante e cassa che uniscono tecnica sopraffina e gusto musicale.
Senza mai strafare il brano sale d'intensità e il drumming con esso, divenendo più incisivo e cadenzato nella parte centrale, dove ci sono i solo dei vari strumenti.
Infine, dopo il break, la dinamica torna più pacata e ci porta al termine del brano. Fantastico non è vero? Che equilibrio!

Era il periodo in cui apprendevamo da CIAO 2001 o altre riviste musicali di minor tiratura, cosa accadeva ai nostri beniamini.
Quando seppi che Phil Collins aveva suonato in una band di jazzrock non mi diedi pace fino a quando non fui in grado di trovare l'album di cui avevo letto mirabilie!

Dei Brand X vi ho già parlato diffusamente in un altro post:

http://proglessons.blogspot.it/2011/01/i-brand-x.html





Di quest'album ho già detto praticamente tutto: lo cercai a lungo, lo trovai per miracolo e ne rimasi folgorato al primo ascolto.
Il genio eclettico, spesso goliardico, ma sempre intenso ed ispirato dei musicisti che vi prendono parte è indiscutibile.
Tutto nacque dalle menti eccelse di Robin Lumley e (soprattutto) Percy Jones, che con il suo modo di suonare ricco di ghost notes, ma non per questo meno ritmico, fece e ancora fa scuola.
Phil Collins, che già ammiravo moltissimo per il suo lavoro nei Genesis mi soprese ancora di più con quel drumming fluido, innovativo e sorprendente.
I Brand X  sono rimasti per me un punto di riferimento importantissimo della musica che ascolto. A mio modo di sentire nessuno mai come loro è riuscito a combinare tecnica, feeling, sarcasmo e genialità!


Phil Collins e Billy Cobham sono stati i due batteristi che mi hanno influenzato maggiormente nel primo approccio alla batteria.

In questi due stratosferici esempi di drumming ricco, tecnico, creativo, con variazioni di dinamica di incredibile efficacia, si rende manifesto che non è assolutamente vero che la batteria va sempre picchiata con forza, come sostengono (e suonano) alcuni sedicenti "maestri" moderni.
Talvolta la batteria va accarezzata, talvolta percossa con forza, ma sempre con amore e mai con violenza.

Attraverso l'ascolto di questi due album, tanto differenti fra loro, ho raggiunto a quel tempo la consapevolezza che volevo essere un batterista decente, anche se solo amatoriale, e se volevo ambire a raggiungere almeno un decimo delle capacità di Collins (tecnicamente meno dotato dell'altro, ma ricco di inventiva) e Cobham (tecnica incredibile, ma anche tanto feeling) lo studio della batteria doveva essere condotto con maggior rigore e continuità.
Certo, successivamente dovetti interrompere per molti anni, ma da quando ho acquistato Wiggy nel 2005 ed ho ripreso, non ho mai smesso di studiare, ho integrato il doppio pedale, ho tentato di migliorare il mio bagaglio tecnico, il controllo e la velocità. E mi sembra di notare di aver raggiunto qualche modesto risultato!
Continuerò ancora finchè le forze mi sosterranno!

Spero di non annoiarvi mai con i miei post, così misti di ricordi, tutto sommato molto personali, considerazioni e tanta, tanta musica!

Alla prossima!

domenica 26 ottobre 2014

Turning Point Albums - Quarta parte

I link delle "puntate precedenti"!





Gli anni del liceo sono sempre un ricordo piacevole per chi, come me, ha avuto la fortuna di condividerli con alcune amicizie tanto forti da rimanere intatte ancora oggi.

Tralasciamo le pene amorose adolescenziali, l'impegno scolastico e i litigi con amici, genitori e fratelli. Quelli fanno parte dello sviluppo intellettivo e della maturazione individuale.
Buona parte di noi, compreso me, era serena  e viveva una vita tutto sommato gradevole, sempre a contatto con gli amici e, la mia in particolar modo, sempre a contatto con la musica: ascoltata e suonata.

Allora i ritmi di vita erano diversi, i miei genitori rientravano entrambi per pranzo e in genere si pranzava tutti insieme, fra racconti della giornata, rimbrotti dei genitori, scherzi fra fratelli, tanta allegria e qualche battibecco.
I più giovani che dovessero leggere queste righe rimarranno sorpresi, ma la vita familiare (non di tutte le famiglie, ma sicuramente della mia) a quei tempi era molto più conviviale di quella di oggi, nonostante ci fosse una battaglia generazionale più accesa e ribelle.

Avevo acquistato un manuale per lo studio della batteria ed ero solito, mentra mia madre approntava velocemente il pranzo, prima di sederci a tavola, andare a fare qualche esercizio nell'ampio salone di casa.
In genere era mio padre ad avvisarmi che il pranzo era pronto.
Aveva talmente rispetto per la mia passione che attendeva che io terminassi l'esercizio per catturare la mia attenzione e dirmi: "E' pronto... a papà".
Ancora oggi mi commuove riportarlo alla mente, come tantissime cose che mi hanno lasciato lui e mia madre.
Pensate solo che quel "a papà" lo uso ancora oggi con le mie figlie che sono adulte.



Di come sia venuto a conoscenza dei King Crimson ho già riferito qui:


http://proglessons.blogspot.it/2010/11/i-king-crimson.html



Mentre negli altri casi fu il primo album che ho ascoltato a generare in me un Turning Point musicale, in questo caso, nonostante il mio primo approccio con la band fu con Starless and Bible Black, forse non ero ancora pronto a comprendere la loro enormità, fino a quando non ascoltai quello che da molti, e anche da me, viene considerato una sorta di manifesto del prog rock.

Sebbene sia possibile ritrovare alcune caratteristiche di questo stile musicale in artisti precedenti (cito ad esempio Procol Harum e Vanilla Fudge), l'album In the Court of the Crimson King è così diverso da tutto quello ascoltato fino ad allora, così incredibilmente fuori dagli schemi, con quei riff così deliranti, il frastuono musicale sul finale del primo brano, la lunghezza e le variazioni dei singoli brani, che rappresenta un vero e proprio punto di partenza per tutta la musica che giungerà dopo.
Provate a confrontare il progressive  odierno con i brani che vi propongo di seguito: vi ritroverete un'enorme quantità di riferimenti, talvolta solo scimmiottati (e pertanto di dubbio gusto e valore), talaltra ispirati e di grande efficacia.

Confusion will be my Epitaph





L'intro con il mellotron in evidenza (come in tutto il brano) e quel rullo di timpani  già ci apre al dramma, e quel drumming così secco e variegato, sulla voce caldissima e ispirata di Greg Lake sono di incredibile efficacia.
Il crescendo che cade al minuto 3.40, prima del break cadenzato e lugubre, toglie il fiato con la sua intensità!





Che maestosità quell'attacco iniziale! Intenso, corposo e solenne!
Provate a immaginare quale batterista, prima di allora e senza la guida di Fripp, avrebbe mai accompagnato il brano con quel pattern di tom, hihat e rullante così incredibilmente inusuale, ma efficace!
E quel solo di flauto, quanti ne ha ispirati successivamente, anche e soprattutto nel panorama italiano?
Vogliamo parlare del finale a sorpresa con quella reprise da brivido? Quasi un antesignano delle ghost tracks di più recente memoria!
Questo brano, come tutti gli altri che compongono l'album, è incredibile per efficacia, innovazione e intensità.
Se siete musicisti o appassionati di uno strumento (come me), provate a seguirne l'azione in questo album... non sarà mai banale o prevedibile, rispetto alla musica di allora, ma per certi versi anche a quella odierna.
Eterno è il termine più appropriato per questo album!



Con i King Crimson ho scoperto il delirio della genialità (e viceversa!), l'acidità della musica e in particolare dei registri di chitarra, sempre così taglienti e strazianti, ma anche ritmiche killer, brani dolcissimi o di atmosfera greve e madida di sudore, testi ispirati, ma anche profondi e taglienti come lame, e la complessità strutturale della musica mai fine a se stessa!




La mia fame di conoscenza musicale non si placava mai.
In quel periodo incominciai a suonare musica strumentale in una band di quattro elementi: basso, chitarra, batteria e tastiere. La musica era d'ispirazione Pink Floyd e Sensation's Fix ed un pomeriggio, durante una pausa delle prove, il bassista mise sul piatto un LP la cui cover è riportata di fianco.
La sua intenzione era di farci notare alcune linee di basso.





L'energia che si sprigiona da questo brano, con quel pattern di batteria così inusuale (fino ad allora... poi fu ripreso da Phil Collins in 'Wot Gorilla') mi pervase di gioia incontrollata!
Era la prima volta che venivo a contatto con i fantastici Weather Report e la fusion o, come lo chiamavamo allora, jazzrock.Per la prima volta prestavo maggior attenzione al lavoro di tutti gli strumenti, invece di concentrarmi maggiormemte sul cantanto e sugli assolo, come avevo fatto fino a quel momento!
In questo album tutto è mirabile: le ritmiche pulsanti, le atmosfere, le sonorità, lo stile e il gusto degli assolo.


Ascoltate l'enorme efficacia del basso in questo brano:





E' delizioso come il sax di Wayne Shorter e le tastiere di Jo Zawinul costruiscano un mirabile incastro con il pregevolissimo lavoro di Alphonso Johnson. E quelle congas che rullano all'impazzata, conferendo al brano un sapore sudamericano, unite alle armonizzazioni, talvolta dissonanti, e a tutta la struttura del brano sono davvero sorprendenti!
Ancora oggi mi emoziono quando ascolto questa band stellare!

I Weather Report sono stati la mia prima apertura alla vera e propria musica strumentale che, come vedrete in seguito, da quel momento ha avuto, nella mia crescita musicale, un cammino parallelo al progressive rock.
Sebbene non avessi ancora la maturità di apprezzare alcuni dei loro lavori precedenti (I Sing the Body Electric, per esempio... ne godetti successivamente) da allora questa band fu per me un punto di riferimento inamovibile quando non si parlava di prog.

Ma eravamo solo all'inizio.... come vedrete già dal prossimo post!

domenica 12 ottobre 2014

Turning Point Albums - Terza Parte



Ciao a chi mi legge!

Scusate la latitanza ma sono stato un pò fuori fase per molteplici motivi.

Non penserete davvero che i miei TPA fossero terminati e vi foste finalmente liberati di me!

Procediamo, come fatto finora, in ordine di apparizione, e quindi seguendo il percorso della mia esistenza, che è stata e sarà sempre accompagnata dalla musica.

In uno dei tanti pomeriggi trascorsi dal mio amico musicofilo mi ritrovai a scartabellare fra i suoi LP e fui incuriosito da un album nero con al centro una specie di pellicola su cui erano riportati alcuni tratti neri che, uniti a quelli presenti sulla inner sleeve del LP creavano l'immagine di 5 musicisti polistrumentisti con i loro molteplici strumenti... eccovela!


Quando chiesi lumi mi fu risposto che l'LP era di suo fratello che, peraltro, non l'aveva gradito granchè!

Dei Gentle Giant ho già parlato diffusamente su questo blog e specialmente ne i due post di cui vi riporto i link:



Alla loro "scoperta" è legato lo sviluppo del mio gusto per la ricchezza degli arrangiamenti, la cura delle parti vocali e l'imprevedibilità delle soluzioni ritmiche e armoniche.

A mio parere non è mai esistita (e forse mai potrà più esistere) un'altra band così imprevedibile, tecnicamente ineccepibile (ognuno dei componenti suonava più di uno strumento e sul palco non avevano helpers... facevano tutto da soli con funambolici e rocamboleschi scambi di strumenti!) e musicalmente affascinante!

Ascoltate la title track.





Già all'inizio, con quella esplosione di energia su cui si appoggia il violino, comprendiamo che ci troviamo di fronte a qualcosa di assolutamente inusuale, anche oggi che lo ascoltiamo dopo 41 anni!
Ascoltate come, nel corso del brano, alternando pianissimo a parti power riescono a traslare il mood da rock a swing.
Quel break micidiale al minuto 4.15, tanto inatteso quanto straordinariamente brillante e pertinente, è una delle espressioni più caratteristiche di questa fantastica band.




Questo brano ve lo propongo per darvi un esempio (qualora qualcuno che legge non li conoscesse ancora) della loro bravura nell'intreccio delle melodie dei differenti strumenti, delle fughe e degli ostinato.
Non a caso la loro musica, in Inghilterra veniva trasmessa sul canale della Musica Classica!

Il basso di Ray Shulman qui è incontenibile per efficacia e fascino.
E notate una cosa: dopo il primo bridge l'attacco killer è senza alcuna pausa e genera quasi un sussulto. Dopo il secondo bridge sarebbe stato banale farlo uguale, e quindi hanno aggiunto una pausa!

Questi grandissimi musicisti, dotati di gusto, raffinatezza e tecnica, produssero in sequenza 8 album di grandissimo livello, che sono infissi nella mia memoria musicale in modo indelebile, e sono fra i "responsabili" del mio gusto musicale, sempre alla ricerca di qualcosa che possa sorprendermi ed ammaliarmi!


Quelli erano anni particolari.
La musica mondiale era tutta in fermento e "il nuovo che avanza" di allora proveniva in particolar modo dalla spocchiosa Inghilterra.

Sorprendentemente, a fare da contraltare a questo strapotere albionico, c'era la nostra bella penisola, di cui si potrà parlare male per certi versi (non siamo qui per parlare di politica), ma di sicuro non si può nascondere che sia, da sempre, una delle nazioni più attive, in campo musicale.
Non dimentichiamo che i Genesis sono diventati famosi prima in Italia e poi in patria!


Di come sia venuto a consocenza del Banco del Mutuo Soccorso ho già riportato in questo blog: http://proglessons.blogspot.it/2011/06/il-banco-del-mutuo-soccorso.html


Sebbene li abbia conosciuti fin dal primo album, quello che ha segnato il mio percorso musicale è certamente questo alla vostra destra.

Come ho avuto già modo di dire in passato, con il Banco sono cresciuto intellettualmente, ho incominciato a pensare e ponderare sugli aspetti contorti della nostra società, sulle ingiustizie e sulle misere vicende umane.

Questo album è pervaso dai testi profondi e poetici di Francesco Di Giacomo, che ci ha lasciato di recente, vittima di uno sciocco incidente, creando un immenso vuoto nel panorama musicale italiano e, quel che è più forte e difficile da digerire, nei nostri cuori. Ancora mi commuovo quando intono un suo brano... e mi si spezza il cuore!

Quest'album parla di prigionieri politici, di assurdi equilibri (rimandando alla nostra assurda società) e di reduci di guerra incapaci di tornare a vivere una vita normale.
Il tutto accompagnato da una musica splendida, ora solenne, ora incalzante, ora morbida come un cuscino su cui riposare, ma sempre estremamente coinvolgente, dalla prima all'ultima nota.

Io sostengo sempre che Io Sono Nato Libero è il migior album di RPI di tutti i tempi.
Potrete ascoltare  e realizzare ciò che provo ascoltando i due brani, a mio giudizio, più significativi dell'album nel link che vi ho riportato.

Qui vi propongo un brano in cui la vena interpretativa di Francesco sale a livelli elevatissimi!







Anche in questo caso l'ambientazione è piuttosto greve, anche se meno drammatica degli altri brani, con l'intermezzo recitato di Francesco che strappa l'emozione forte, oggi ancor più di allora, sul suo

Però non so dire
se urlasse o ridesse...
E quel colpo di frusta finale.

Termino con un brano che a tutti noi, che sentiamo Francesco Di Giacomo quasi come uno di famiglia, ancora oggi a distanza di molti mesi dalla sua scomparsa, genera fortissime emozioni e un disagio che non riusciamo a contenere. Era il suo manifesto, la sua bandiera.
Non aggiungo altro, dopo, ci si ritrova presto!




venerdì 19 settembre 2014

Turning Point Albums - Seconda Parte


L'ingresso alle superiori fu sorprendente per vari motivi:

1. La ragazzina, che tanto mi piaceva fino a pochi mesi prima, perse completamente di significato al confronto di un'altra, che rimase il mio chiodo fisso per almeno tre anni (pur distraendomi di tanto in tanto in altre direzioni, con alterne fortune).

2. Le amicizie, fino ad allora considerate salde e inamovibili, divennero un corredo a quelle nuove, più coinvolgenti sotto numerosi aspetti.
Ci tengo a dire che ho mantenuto i contatti con alcune di queste persone (che si riconosceranno nelle mie descrizioni), molto di più che con quelle dell'Università, e la ritengo una cosa estremamente gratificante.

3. Acquistai la mia prima batteria (se così si può chiamare quella specie di giocattolo che mi fu quasi regalato da un nuovo amico) per 5000 lire!

Un giorno, al ritorno da scuola, tanto per conoscerci meglio, mi accompagnarono a casa due compagni di classe ai quali feci ascoltare l'album de Le Orme. Inutile dire che ne rimasero affascinati e così decidemmo di rivederci  a casa di uno di loro per permettergli di registrarlo, visto che non mi andava di prestarlo.

Questo alla vostra destra è l'album che aveva appena messo sul piatto quando entrai nella sua stanza!
The Dark Side of The Moon è troppo famoso per commentarlo ancora, ma cercate di comprendere che allora erano le prime volte che sentivamo questo tipo di sperimentazione, di ricerca dell'effetto sonoro, della pulizia del suono... e il tutto su brani di fortissimo fascino, blues oriented, morbidi e di alta classe.
Con i Pink Floyd ho conosciuto il Rock psichedelico (allora si chiamava così) e mi si sono aperti mondi nuovi, onirici e devastanti al tempo stesso.
Quando li ascoltavo in cuffia (per meglio cogliere la stereofonia di tutti gli effetti sonori) mi sentivo trascinare in un mondo a parte, pieno di luci ed ombre, dove saltava fuori prepotentemente la mia parte malinconica e visionaria.
Sebbene non consideri quest'album il migliore della band (secondo me Wish You Were Here è superiore per maturità compositiva e intensità emotiva) è stato il TPA che mi ha fatto conoscere la band, che poi sarebbe diventata la più famosa del mondo, e il mondo visionario, onirico e spaziale della musica elettronica.
L'ascolto di questo album è ormai inflazionato, ciononostante andrebbe religiosamente eseguito dall'inizio alla fine, ma ci tengo ad accommiatarmi da lui con la sua parte per me più coinvolgente.





Qui tutto è splendido, caldo e drammatico: l'intro e il solo di sax, i cori, il bridge di piano e le lyrics !


Ma il mio amico, forte delle amicizie musicali del fratello maggiore, aveva altre frecce al suo arco e con l'intensificarsi della nostra frequentazione (è uno di quelli con cui sono rimasto in contatto, neanche a dirlo), alimentata dalla crescente passione per la musica di entrambi (anzi... eravamo tre, ma l'altro agiva di rimessa), una volta pose sul piatto quello che è stato la mia svolta musicale più importante, perchè m'ha fatto conoscere la band che più ho amato in tutta la mia esistenza, alla quale ho dedicato ore ed ore di ascolto, traduzioni, interpretazioni dei testi, con amore, dedizione e trasporto.

Selling England By The Pound è in assoluto l'album più importante del mio percorso formativo musicale.
Le architetture sinfoniche dei brani, il timbro della voce di Peter Gabriel, la sua vena interpretativa, la teatralità dei testi (si pensi solo ai discorsi cantati che ci sono in 'The Battle of Epping Forest'), la solennità e i complicati intrecci degli strumenti, talvolta tendenti al barocco tanto erano sofisticati, mi affascinarono quasi subito e ne sono rimasto catturato per tutta la vita.

Al contrario del precedente, in questo caso lo considero anche il miglior album della band, dove la sinergia dei componenti ha raggiunto vette elevatissime.
Brani come 'Firth of Fifth', 'The Cinema Show', 'Dancing with the Moonlit Knight' e la stessa 'The Battle of Epping Forest' sono, a mio modo di vedere, irraggiungibili per perfezione stilistica e feeling!
 
I Genesis sono sempre stati i miei preferiti. Da ragazzo non passava giorno che non ascoltassi almeno un loro album.
Tentavo di carpirne le meraviglie nascoste, ed ogni volta mi accorgevo di qualcosa di nuovo: ora un giro di basso particolare, ora un ostinato di chitarra, ora una rullata leggera, oppure un semplice sospiro del cantante o un accordo dissonante delle tastiere... e tutto mi riempiva di gioia, perchè era un nuovo tassello dell'approfondimento della loro arte!

Mentre i Pink Floyd erano intimisti e più legati ai disagi della mente e della condizione umana, i Genesis arricchivano i loro brani di riferimenti letterari e di english humor, sia nei testi che nella musica, come si rileva dal brano seguente.





Già dalla marcetta iniziale si comprende che il brano, pur parlando di lotte fra bande rivali di delinquenti , lo fa in toni sarcatici, con riferimenti al famoso Robin Hood ed a tante altre cose.
Notate la ritmica di Collins: con quel fill (che è poi parte integrante del pattern), posto prima come break e poi come accento, genera tensione dove la parte musicale non sarebbe in grado di fare con la stessa efficacia.
Questa è genialità. Non è facile trovare qualcosa di simile in tutta la discografia prog, anche di batteristi tecnicamente superiori a lui.
Se ci fosse necessità di dimostrare che in un musicista la tecnica non è tutto, questa ne sarebbe la prova!
Tutto il cantato di Gabriel è quasi una piece teatrale, con quei cambi di timbro secondo il personaggio e le botte e risposte fra lui e Collins.
Ed è tutto sottolineato da interventi musicali dal sapore sarcastico.
Perfino il finale, quando sul campo di battaglia non è rimasto più nessuno, è permeato di dark english humor: "Non è rimasto nessuno. E' un pareggio. Così i capi delle rispettive bande lanciano in aria una moneta per stabilire il vincitore!"

Sono stato particolarmente orgoglioso di me stesso quando ho scoperto che alcuni amici, che allora trascuravano i Genesis perchè a loro dire erano troppo complicati, crescendo musicalmente (anche come musicisti) ne hanno scoperto l'enorme valore.

Entrambi le band, in definitiva, erano una parte di me, due delle tante parti di me: la malinconica-pessimista e la romantica-sarcastica.


Seguendo la mia naturale inclinazione alla diffusione della Musica, che poi scoprii essere una sorta di esigenza fisico/mentale, incominciai a diffondere "il verbo" prima in famiglia, dove trovai terrreno fertilissimo perfino fra i miei genitori, e poi tra gli amici.
Questa caratteristica di trasmettere entusiasmo in ambito musicale credo sia rimasta pressocchè immutata nel tempo, ma forse è più giusto che a dirlo siano coloro che "subiscono" i miei attacchi!


Le sorpese e le svolte non erano ancora terminate, nonostante tutto.

Il seguito alla prossima puntata! 

Ciao!

domenica 14 settembre 2014

Turning Point Albums - Prima parte

Ciao a chi mi legge!

Da un pò di tempo sui social network sono di moda le classifiche: i 10 libri più belli, i 10 dischi da portare su un'isola deserta (sfido poi chiunque riuscire ad ascoltarli!), i 10 singoli più amati, i 10 aforismi più significativi, etc.

Coloro che mi frequentano su Facebook tendono a non coinvolgermi in questi giochi: sanno che spezzerei inevitabilmente la catena, perchè queste cose mi annoiano e soprattutto non mi va di coinvolgere a mia volta persone che potrebbero sentirsi annoiate.

Però recentemente tutte queste "catene di S. Antonio"  mi hanno indotto alla seguente riflessione: 

Quali sono stati gli album che mi hanno provocato un benefico shock, mi hanno indotto a mutare la mia direzione musicale o mi hanno aperto nuovi orizzonti?

Credo che ciascuno di noi, appassionati di musica, abbia avuto momenti di transizione, periodi in cui s'è accorto che c'era dell'altro da ascoltare, approfondire e conoscere (per i pigri spocchiosi del prog questo ora è arabo, ma a suo tempo è loro servito per conoscere proprio il prog!)
Ovviamente non proporrò mai su Facebook una catena del genere, ma mi fa piacere condividere con coloro che vorranno seguirmi i miei TPA (Turning Point Albums) in ordine strettamente cronologico (pertanto inevitabilmente non ci saranno soltanto album di prog) e nel contempo vi racconterò, come al solito, qualcosa di mio, sperando di non annoiarvi!

Mark, Don & Mel dei Grand Funk Railroad mi folgorò ai tempi delle scuole medie, quando il mio mondo musicale era principalmente popolato da musica da ballo (James Brown, Joe Tex, The Incredible Bongo Band, etc.) e cantanti melodici italiani.
Era capitato per caso in una busta di LP che un mio amico aveva ricevuto in dono dallo zio, che aveva un negozio di dischi, o forse lo zio glie l'aveva "appioppato" perchè non riusciva a venderlo.

Passare dall'ascolto di 'Mi...ti...Amo' di Marcella ai due brani che aprivano questa raccolta fu DECISAMENTE uno shock, non trovate?









Il secondo brano, in particolare, mi impressionò per l'intro psichedelica, per la chitarra acida e con quel suono allora per me così strano, per il giro di basso, per il drumming e soprattutto per il finale con il bimbo che piange. Prima di allora non avevo mai sentito niente di simile!
Per tutta la mia vita non è esistita (e mai esisterà) altra 'Paranoid' che questa. Non me ne vogliano gli estimatori dei Black Sabbath, autori di un brano omonimo!

Fu così che questo piccolo, riccioluto (eh, si! Oggi faticate a crederci, ma ero pieno di riccioli ribelli!) e rotondo ragazzino entrò repentinamente nel mondo dell'Hard Rock. Comprendo che molti di voi potranno fare confronti con altri miti del genere, ma vi sto parlando di "svolte musicali"... e questa fu la prima!
Allora gli approfondimenti non erano semplici come ora e impiegai un pò di tempo per conoscerli meglio. Ancora oggi sono contento di averlo fatto!


Verso la fine delle scuole medie ci sentivamo grandi ed incominciammo ad organizzare le famose "feste" in casa, dove uno di noi, a turno, metteva i 45 giri, di cui ciascuno portava i suoi, e gli altri ballavano. Inutile dire che trascorrevo la maggior parte del mio tempo vicino al giradischi, rapito dalla moltitudine di 45 giri che potevo maneggiare.
Non che non m'interessassero le ragazzine, ma anche la scelta di un bel brano aveva il suo peso per fare colpo!
In quel periodo per ballare "i lenti" mettevamo spesso 'Giochi di Bimba' de Le Orme. Siccome mi piaceva anche il lato B 'Figure di Cartone' decisi di acquistare l'LP (Uomo di Pezza).
Fino ad allora avevo acquistato un solo album, I Gotcha di Joe Tex, mentre i GFR erano su una musicassetta.
Allora, ve lo assicuro, non era tanto semplice arricchire la propria discoteca e le proprie conoscenze in campo musicale.




Quando giunsi al negozio di dischi (D'Avenia, al Vomero) con le mie sudate 3000 lire, mi diedero l'LP la cui copertina vedete di fianco ed io ero convinto di trovarvi i brani che conoscevo!

Fin dalla prima volta che lo posi sul piatto non m'è mai più interessato che non vi fossero, tanto ne fui catturato!

Quando Le Orme sono venuti all'Afrakà, pochi anni fa, ed hanno suonato tutto l'album, HO VOLUTO andare dietro il palco a ringraziarli personalmente per avermi aperto le porte al genere musicale che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita (e lo farà fino alla fine dei miei giorni!): il Progressive Rock, a cui questo blog è amorevolmente dedicato.

Vi ripropongo il brano che mimavo con forza, fino allo sfinimento, quando girava sul piatto (e vi assicuro che mi emoziono ancora adesso all'ascolto!).






Questa è stata la seconda "svolta musicale", molto decisa, della mia vita.
La ricca struttura dei brani, la solennità e il pathos che sprigionano la musica, e l'alternarsi delle vicende dei due "pianeti in armonia" mi stregò a tal punto che non riuscii ad ascoltare più nient'altro per un lungo periodo di tempo!
... e mi ha stregato a tal punto che il Prog è la musica che è strettamente in sintonia con la mia anima musicale!

Come aneddoto triste posso dirvi che non ho più questo LP, devo accontentarmi del CD.
Quando lo prestai ad un tipo di nome Arturo N., che non dimenticherò mai per questo, me lo rese con il lato B tutto graffiato, credo con una matita, ed io, allora un pò impacciato e timido, non ebbi il coraggio di dirgli che avrebbe dovuto ripagarmelo, anche perchè in precedenza avevo contribuito a perdere il suo E Pluribus Funk per una disattenzione.
Gettai via la mia copia inascoltabile qualche anno dopo il matrimonio, quando acquistai il CD.

Nel breve volgere di un paio d'anni la Musica, fino ad allora da me considerata un bel divertimento, cominciò a divenire un'esigenza quasi fisica.

Per ora mi fermo qui.
Come al solito mi farebbe piacere sapere se questo post vi ha annoiato o vi interessa conoscere gli altri 11 album che hanno, in qualche modo, mutato ed arricchito i miei orientamenti musicali, sia come ascoltatore che come musicista amatoriale.

Alla prossima!

giovedì 11 settembre 2014

VEROODSTOCK ! Ovvero il Festival Prog più libero del mondo.

Ciao a chi mi legge!

Questo post è dedicato a tutti coloro che hanno condiviso e condividono con me questo splendido evento annuale che può riassumersi in tre parole: musica, libertà e amicizia.


Da qualsiasi punto del mondo si parta, per raggiungere Veruno (NO) occorre attraversare boschi fitti di alberi e strade più o meno asfaltate.
Sono ormai più di quattro anni (e cinque edizioni del Prog Fest) che la raggiungo, più volte all'anno, ed ogni volta mi sembra di entrare in un mondo diverso, quasi incantato.
Io non so cosa provò Eddie Valiant, in Chi ha incastrato Roger Rabbit, attraversando il tunnel per recarsi a Cartoonia, quando vide lo scenario cambiare repentinamente, rivelando un mondo di colori, gioia e spensieratezza, ma credo di essergli molto vicino!

Non ci è dato di sapere quanto sia spensierata la popolazione di questa piccola cittadina, che non ha neanche uno sportello Bancomat per i prelievi di contante, ma sicuramente è estremamente socievole, empatica ed ha un innata predisposizone all'ospitalità!
Predisposizione che peraltro sperimento di persona da tre anni ormai e mi sento sempre in debito verso le splendide persone che si prodigano per me, e quest'anno anche per mio fratello, che mi ha reso felicissimo condividendo con me (e con il mio amico che mi ha fatto conoscere la manifestazione) questa esperienza. 
Dopo le centinaia di mani strette, le presentazioni e gli slanci affettivi nei miei confronti da parte dello staff organizzativo, dei musicisti che si esibiscono o che intervengono come spettatori e gli avventori che vi partecipano, immagino che abbia compreso perchè sono tanto legato a questa manifestazione e a queste persone!

Veruno è definita Città della Musica per via della sua filarmonica ormai centenaria, e il 2 Days Prog+1 (si chiama così perchè in origine era organizzato su due giorni e ora su tre) è inserito nel contesto del Settembre musicale Verunese, che comprende questo evento di musica rock, un evento di musica jazz e uno di musica classica.
Per quanto mi riproponga sempre di partecipare a tutti e tre, per un motivo o per un altro non vi sono mai riuscito ... ma al 2 Days Prog+1 non rinuncio mai!
Tutti gli eventi sono rigorosamente gratuiti e questo è un altro punto a favore di questa splendida iniziativa che non trova eguali in nessuna parte del mondo!

L'aria che si respira in questo piccolo centro, nel periodo del festival, è incredibilmente festosa, romantica e soprattuto si ha la sensazione di essere completamente liberi e sempre a contatto con la natura, la musica e la gente.
Ci si incontra tutti, musicisti, organizzatori e appassionati, scambiandosi sorrisi, offrendosi l'uno con l'altro una bibita (in generale birra!), discutendo amabilmente di musica, scartabellando allegramente fra i CD, i DVD e le decine di bancarelle che offrono di tutto, sempre in tema musicale!

I musicisti, che poi si avvicenderanno sul palco, sembrano sentire questa atmosfera particolarissima ed appaiono rilassati e disponibili, non si tirano mai indietro, sia per le foto e gli autografi che per vivere qualche momento conviviale. L'anno scorso i Three Friends (emuli degli originali Gentle Giant) parteciparono con noi ad una scorpacciata di carbonara gentilmente preparata ed offerta da Massimo Dolce, chitarrista/compositore dei Gran Turismo Veloce! Fu una splendida nottata piena di gioia e divertimento!


E' meraviglioso respirare a pieni polmoni questa atmosfera quasi surreale!
Proprio per questo, nei tre giorni della manifestazione, la piccola Veruno diventa la grande Veroodstock! Nome che ho inventato l'anno scorso e da allora entrato nel lessico dei progsters!

Ma veniamo alle mie impressioni sulle bands che si sono avvicendate sul palco, rigorosamente in ordine di apparizione:



1° Giorno

FEM (Forza Elettro Motrice)


E' una band che seguo da tempo ed ho visto già varie volte LIVE.
Il loro album Sulla Bolla di Sapone, uscito quest'anno per la Altrock ha riscosso buone critiche.
In effetti il loro sound è fresco e ricco di contaminazioni che spaziano dal RPI del Banco del Mutuo Soccorso a qualche venatura jazzrock di buona fattura, usano strumenti poco frequenti nel genere (come il trombone) e mostrano una buona originalità.
Rispetto alle prime esibizioni il gruppo, che ha alcuni nuovi innesti, si è amalgamato ed è cresciuto, la performance è più fluida e questo ha migliorato la musicalità dei brani LIVE.
Il timbro di voce del cantante Massimo Sabbatini permane alle mie orecchie poco congeniale (ma ritengo che sia un mio problema), però è intonato, non stecca mai dal vivo (cosa frequente, specie fra i giovani cantanti) e la sua naturale comunicatività gli dà una marcia in più.


Franck Carducci and Band



Nella migliore tradizione olandese/francese la band è molto teatrale, il leader istrionico e comunicativo e i musicisiti sono di grande esperienza e perizia tecnica.
La loro musica non segue propriamente i dettami del Progressive, imperniata com'è su riff blueseggianti e linee melodiche accattivanti, ma tramsette una buona carica e i musicisti sanno fare grande spettacolo!
Nel brano 'Alice's Eerie Dream' la cantante si è trasformata in una specie di Alice di Carroll in abiti succinti, suscitando sorpresa ed ammirazione nel pubblico (specie maschile!)


Martin Turner plays Wishbone Ash


A mio modo di vedere la nota dolente di tutto il festival.
Noiosi, banali, ripetitivi e poco interessanti.
Ammetto di non conoscere i Wishbone Ash e mi hanno riferito che i brani proposti erano, in fondo, i punti più bassi della loro discografia.







Focus

Qui è stato il contrario.
Conoscevo poco della loro discografia, e  non ero convinto che mi avrebbero impressionato, invece sono rimasto sorpreso dall'impatto del muro di suono che ci ha investito. Bella performance, ottima musica e bravi musicisti!
Thijs Van Leer, istrionico leader e membro fondatore della band, ci ha regalato alcuni momenti di alta classe musicale, miscelando il suo yodelling con splendidi virtuosismi alle tastiere e al flauto e con un ottimo lavoro del suo bravissimo chitarrista.
Sempre secondo la mia opinione, leggermente troppo dilatati i momenti solistici verso il finale, reminescenze del modo di fare spettacolo negli anni '70 e non più attuale.



2° Giorno

Kingcrow

Non si può dire che sia una band emergente, visto che ha 5 album al suo attivo, l'ultimo In Crescendo è uscito nel 2013.
Il gruppo, di origine romana, suona un progmetal piuttosto affine agli ultimi  Porcupine Tree, ma anche ai Riveside, con ottime linee melodiche innestate su un'ossatura musicale piuttosto heavy.
Sicuramente interessanti, credo che meritino un approfondimento!


Overhead


Interessante anche questa band finlandese dai brani lunghi e variegati, di ispirazione talvolta pinkfloydiana, talaltra crimsoniana.
Lievemente didascalici, un pò orientati più alla forma che al contenuto, ma si sa... provengono da climi freddi!
Hanno al loro attivo 4 album, l'ultimo dei quali nel 2012, ma hanno proposto anche un unreleased che sarà sul loro prossimo album.


Spock's Beard

Devo essere sincero... non mi aspettavo niente di buono dalla loro performance, visto che gli ultimi due album non mi sono piaciuti granchè, ma la band americana ha tirato fuori una playlist di grande valore, spaziando su tutta la loro discografia e tirando fuori brani da The Light, The Kindness of Strangers, Snow, Feel Euphoria e i nuovi album.
Ted Leonard ha mostrato di avere un timbro di voce molto vicino a quello di Neal Morse, ma non la sua estensione vocale, cedendo sugli acuti.
Troppo gigioni nelle loro movenze sul palco, in questo tipicamente americani, ma preziosamente supportati dalla splendida chitarra di Alan Morse e dalle tastiere di Ryo Okumoto. Qualche imprecisione di troppo, che non credo di aver colto solo io. Jim Keegan impeccabile e preciso... ma non ha il talento e la sensibilità di Nick D'Virgilo.


Änglagård

Sogno, estasi, immaginazione che sfugge al controllo, stile, fascino, solennità, ritmo, paure ancestrali e echi di mondi lontani!
Queste sono le sensazioni che ho provato ascoltando questa grande band che giunge dalla Svezia.
Avrebbero dovuto suonare prima degli Spock's, ma per problemi organizzativi hanno invertito i turni... e forse è stato meglio così, perchè la notte è stata loro amica e complice... ed ha contribuito a creare un'atmosfera densa e a tratti surreale, sulle note di questo fantastico quintetto che usa soltanto strumenti analogici, nulla di computerizzato.
Come ho avuto già modo di dire in altra sede, non è musica per ascoltatori frettolosi e distratti. E' Musica Classica Attuale, non me ne vogliano gli spocchiosi!
Sicuramente non per tutti, ma una grande gioia per le orecchie, il cuore e la testa di chi riesce ad apprezzarli!




3° Giorno

Barock Project

Grande giovane band italiana (3 album all'attivo) dal "tiro" eccezionale e dotata di notevole intensità espressiva.
Hanno aperto l'assonnata terza sessione (potrete ben immaginare che non si dorme granchè a Veroodstock!...) scaldando immediatamente il pubblico con le rampanti tastiere di Luca Zabbini, anima virtuosa e compositore principale della band.
Avevo avuto già la fortuna di ascoltarli LIVE a Milano quando presentarono il loro ultimo lavoro Coffee in Neukolln e ne ero rimasto impressionato già allora.
Al termine dell'esibizione qualcuno scherzando ha detto che tutto sommato il terzo giorno poteva anche terminare lì, tanta è stata la carica emotiva che hanno trasmesso questi giovani musicisti!


IO Earth

 Seconda splendida presenza femminile sul palco di Veruno (chi ha detto che nel prog ce ne sono poche?), questa volta in abito da vestale.
Il timbro di voce di Linda Odinsen ricorda quello di Heather Findlay e la band ha un sound a metà fra Mostly Autumn e Curved Air, ma con interventi più heavy, principalmente orientati a mettere in luce le buone qualità del chitarrista.
Musica di buona fattura ma che non lascia un segno permanente.


Leprous


I "lebbrosi" norvegesi suonano un progmetal piuttosto estremo ed hanno suscitato emozioni contrastanti tra il pubblico.
C'è chi li ha apprezzati immediatamente e chi li ha demoliti senza ritegno.
Personalmente li ho trovati musicalmente abbastanza interessanti, anche se i loro eccessi me li rendono un pò invisi.
Quello che non riesco ad apprezzare è il modo di cantare, altalenante fra un falsetto urlato e il growl, entrambi piuttosto ostici per i miei canoni musicali.
Da rilevare che i brani più recenti, dove il sound si è spostato verso un prog più melodico (come hanno fatto anche gli Opeth a partire da Heritage) presentano una maggiore intensità emotiva.


PFM - Premiata Forneria Marconi

La band che, insieme con il Banco Del Mutuo Soccorso, ha gettato le basi dei canoni stilistici dell'RPI non necessita di presentazioni.
Sulla scena ormai da 35 anni ha riempito le nostre vite di splendide melodie, accattivanti ritmiche e testi taglienti ed efficaci.
Quando sono saliti sul palco abbiamo notato gli inevitabili segni dell'età su ciascuno di loro, ma appena hanno preso a suonare, così ricchi di energia e passione inalterata, siamo tornati tutti indietro nel tempo e ci sono sembrati improvvisamente di nuovo giovani, forse merito anche del funambolico Franz Di Cioccio, mai fermo un momento.
La playlist ha attinto brani da una buona fetta della loro immensa discografia, passando per 'Impressioni di Settembre', 'Il Banchetto' e giungendo a brani dall'ultimo lavoro PFM in Classic. L'encore, degno finale di una splendida 3 giorni di musica, è stata la sempreverde 'Celebration', dove tutti abbiamo incominciato a saltare e ballare, compatibilmente con lo spazio disponibile, visto che la piazzetta era gremita in ogni ordine di posto.
Peccato non poter rivedere nulla della loro esibizione nel consueto DVD di Ver1 Musica a causa di una (per me) incomprensibile riserva sulla liberatoria. Unica nota stonata di una band che riesce ancora ad emozionare.


Il 2 Days Prog+1, nel breve periodo di sei edizioni ha catturato l'attenzione di tutto il mondo, è seguito dal Giappone, dove c'è una folta schiera di amanti del RPI (Rock Progressivo Italiano), dagli USA e da tutta l'Europa.
Come qualcuno ebbe a dire qualche tempo fa, è una delle rarissime isole felici in un mare di colpi bassi, sotterfugi e scortesie, sempre presenti in questi ambiti.

Con la collaborazione delle istituzioni e principalmente con la benevolenza degli sponsor, sempre pronti a gettare il cuore oltre l'ostacolo anche in tempi bui come questi, il  2 Days Prog+1 è una perla di rara bellezza, un appuntamento al quale non si può rinunciare!
Anche perchè, attraverso i social network, TUTTI noi appassionati contribuiamo alla sua diffusione ed alla buona riuscita della manifestazione.
Ci sentiamo così tanto partecipi che, a distanza di meno di una settimana dalla fine del festival, stiamo già dando, all'organizzatore Alberto Temporelli (cui vanno sempre i nostri infiniti ringraziamenti per la dedizione e la passione che mette ogni volta), indicazioni e suggerimenti (forse anche sognando un pò!) per le band che vorremmo vedere calcare il palco nel 2015!

Se questo non è amore spiegatemi cos'è!