lunedì 8 novembre 2010

Prog Drummers - 2

Eccoci di nuovo a parlare di batteristi Prog.

Prima di andare avanti vorrei che abbiate presenti (poi vi spiego perchè) i seguenti brani:





Notate bene che non ho scelto 'Pino Daniele - Narcisista in Azione' che è un clone.
Questo è un brano che si può definire 'musica leggera di buon livello'.
In realtà la ritmica è un banalissimo cha-cha-cha




Eccezionale versione dello standard jazz 'Cantaloupe Island' di Herbie Hancock con un gruppo di tutto rispetto: Jack Dejohnette alla batteria, Dave Holland al contrabbasso e Pat Metheny alle chitarre.




Per coloro che, come me, ascoltano prog da una vita, questo brano non ha bisogno di presentazioni.
C'è il buon vecchio Bill Bruford (si, quello che dice sempre che si è ritirato ma sta sempre in giro a suonare!) dietro ai tamburi, nella formazione che è forse stata quella con maggiore continuità creativa dei King Crimson.

Ho scelto questi tre (ma avrei potuto scervellarmi a trovarne altri di ugual valore, per quello che voglio dire) perchè per tutti la ritmica è una parte fondamentale del brano. Pertanto basso e batteria devono impegnarsi a garantire l'opportuna 'ossatura' su cui si susseguiranno le note.

Eppure noterete che c'è un'enorme differenza su come viene interpretato l'uso della batteria nei tre brani:

Il batterista POP segue una ritmica incalzante, ma è piuttosto avulso dai fraseggi e dalle variazioni sul tema.
Certo, fa egli stesso qualche variazione qui e là per accentare alcuni passaggi, ma in generale segue una ritmica ben scandita perchè questo genere richiede che il virtuosismo sia eseguito dal solista, ma nel frattempo la gente deve poter continuare a ballare senza imbarazzo o indecisioni.

Il batterista JAZZ (e che batterista! E' uno dei miei preferiti!), pur mantenendo un certo rigore sulla struttura del brano, permane molto fluido, con continui fraseggi rullati, un uso della mano sinistra molto leggero, poco scandito, con accenti improvvisi e un ostinato sul piatto ride che è come se si continuasse ad ascoltare anche quando non lo suona, tanta è la sua affinità con la struttura del brano. Non illudetevi... non ci sono molti batteristi che danno la stessa sensazione di continuità della struttura del brano come Dejohnette, ma nel jazz è piuttosto frequente. Potreste avere la stessa sensazione ascoltando 'Red Baron' di Billy Cobham (che è  uno  dei miei riferimenti per quanto riguarda la fusion). Eccola...






Il batterista PROG sembra prendere entrambi le direzioni (anche qui non illudetevi! Non tutti lo sanno fare!).
Spesso dico che SOSTIENE IL BRANO, cioè lo segue alternandosi ad accentare TUTTI gli strumenti, pur mantenendosi fedele alla regola che basso e batteria devono essere molto intimi.
Notate come Bill Bruford sorregge il brano dall'inizio alla fine, riducendo o incrementando i colpi su rullante e cassa secondo la cadenza della chitarra di Fripp, rullando dove necessario, supportando il crescendo, senza sacrificare per questo il virtuosismo, ma orientandolo all'economia del brano.
Esempi come questo ce n'è tanti nel prog di buon livello. Eccone un altro che rende l'idea.



E' incredibile come Phil sia in perfetta sintonia con tutti gli strumenti SIMULTANEAMENTE: basso, chitarra e tastiere! E' sempre presente, mai ridondante, segue le dinamiche del brano contribuendo a rendere i crescendo più incisivi e i pianissimo più corposi. E sul finale, invece di usare semplicemente i piatti, preferisce una rullata sul timpano per rendere il tutto più solenne e grave.

Per 'par condicio', visto che è stato un altro dei miei riferimenti giovanili, vi posto un altro esempio di grande batterista prog che fa esattamente quello che ho tentato di porre in risalto. E godetevi il suo assolo, che è storico!



Spero di essere riuscito a chiarire, con questi esempi, la differenza fra i differenti modi di suonare la batteria, secondo il genere.
Naturalmente è più facile per un batterista prog o jazz calarsi nei panni di un batterista di musica leggera che viceversa. Per questo non deve sorprendere, ad esempio, che Gavin Harrison abbia suonato con molti artisti di musica leggera italiana, pur mantenendo la sua fisionomia di batterista prog-fusion (anche se come fusion a me non piace granchè, troppo didascalico).

Un'ultima cosa: non è sempre vero che coloro che suonano il jazz sono dei scesi in terra: talvolta sono bravi musicisti jazz o fusion, ma non riescono a compenetrarsi in altri generi. Un esempio su tutti è Chester Thompson, batterista turnista dei Genesis che, nonostante vanti una militanza nei Weather Report (non stiamo parlando della banda dell'oratorio, eh?) non è mai riuscito, a mio modo di vedere, ad immergersi completamente nel prog, pur garantendo un'onesta performance.

Come sempre.... a voi la palla!

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