mercoledì 9 marzo 2011

Steve Hackett - 2

Rieccoci a parlare del mio chitarrista preferito....

La predisposizione di Steve alle atmosfere ricche di tensione emotiva è chiaramente manifesta nel brano che vi propongo di seguito.






Ascoltate l'intro di flauto come anticipa la tensione che esplode con l'attacco di batteria e il tema del brano.
Che atmosfera! Specie sulle variazioni delle tastiere! E quel basso, così cupo e grave!
Sembra davvero di vedere qualcuno che cammina a passi lenti e pesanti, sofferente, nella steppa gelida!
La batteria qui è volutamente scarna, quasi metronomica, ma è necessario per sottolineare la pesantezza di ogni singolo passo.
E quando al minuto 3 si lancia in quello stridore nervoso, Steve è straziante!
Allo stesso modo sul finale, quando sul refrain sale di tonalità fino in cielo, riesce a farmi davvero rabbrividire, tanta è la dolcezza del suo tocco.

Una sensazione simile, ma tragicamente cupa e disperata, si percepisce nel brano successivo







Beh... ma 'Darktown' è il cimitero. Che speranze vuoi ritrovare in un cimitero?
Provate a 'dare un orecchio' al lavoro del sax.... com'è tragico e scarno, non è vero?
Esalta il senso di disperazione!


Una delle doti principali di Steve è la totale assenza di convenzionalità.
Nel corso degli anni la sua discografia si è arricchita di album ora di ispirazione neoclassica (A Midsummer night's Dream con la Royal Philarmonic Orchestra) ora di tributi al Blues (Blues with a Feeling) ora di reinterpretazioni di brani classici (Tribute. L'ultimo pubblicato in ordine di tempo, che contiene anche tre brani di sua composizione).

E' vero... ci sono anche albums un pò 'flop' ('Cured' e qualche altro), ma anche in questi è possibile ritrovare il suo stile, la sua passione per i classici e la sua energia!

To Watch the Storms non fa parte degli album di secondo piano...






Che bello questo brano... splendido, vero?
Quando, dopo la metà, si espande arioso e dolcissimo, mi mette addosso una pace malinconica...

In questo album si può trovare anche un tributo semi-nascosto a Robert Fripp, le cui sonorità sono spesso vicine a quelle di Hackett...Eccolo LIVE!





E' facile sentire le affinità con il brano che io considero 'il manifesto del prog rock': '21st Century Schizoid Man'. L'intermezzo quasi freejazz non riesce in ogni caso ad affrancarlo dal famoso brano dei King Crimson!

Da notare che spesso nei brani Steve usa suonare in perfetto sincronismo con il sax. Questo conferisce una sonorità di particolare spessore che è piuttosto atipica in questo genere musicale.

Steve Hackett è rimasto sostanzialmente fedele, per tutti questi anni, ai dettami del progressive rock, nonostante le sue digressioni nel classico e nel blues.
Questo me lo rende ancora più ammirevole perchè è andato avanti, a dispetto delle mode e dei momenti, proponendo sempre la sua musica, come la sa suonare lui  (che non è una bazzecola) e senza eccessivi compromessi.
La miscela di humor, energia, emotività e malinconia che traspare dai suoi brani è molto vicina ai molteplici risvolti del  mio carattere... forse è principalmente questo che lo rende per me unico e inimitabile! 

Vi lascio alle vostre considerazioni e ai vostri eventuali commenti con un dolcissimo brano di chiara ispirazione  bach-iana che, chi mi conosce, sa cosa significhi per me!





Ssssshhhhh......

4 commenti:

Andrea SUNSET Tramonte ha detto...

Sempre splendidi questi tuoi post

Il Progpromoter ha detto...

Grazie Andy.
Sono contento che ti piacciano!
Forse il segreto sta nel fatto che non scrivo se non viene dal cuore!...

Mari ha detto...

Sempre un brivido sentire lo zio Steve fare Horizon. Il problema è che poi, avendo l'orecchio sul disco da tanti anni, mi aspetto sempre il seguito, managg' :D

Il Progpromoter ha detto...

Eh, Mari!...
Per "Walking across the sitting room..." mi sa che è meglio rinunciare ad attendere!
Dove lo trovi uno che la canta come lui?
Almeno qui l'esecutore è originale!