lunedì 28 luglio 2014

INGRANAGGI DELLA VALLE – TUTTA “COLPA” DEI NOSTRI GENITORI

Ciao a chi mi legge!

Da un pò di tempo questo mio blog si è arricchito aggiungendo alle mie monografie e alle analisi tecnico/emotive della Musica che più mi gratifica, anche frammenti della mia attività di freelance music reporter, definizione che mi sono dato io stesso, ma che mi calza a pennello, visto il mio inesauribile entusiasmo di saltare da una manifestazione all'altra e di trasmettere le mie sensazioni, positive o negative, in perfetta autonomia e libertà di espressione.

L'evoluzione ha ridato linfa allo stesso blog, che ora è seguito da un maggior numero di persone (perfino dal Giappone!) che ne apprezzano gli argomenti e i contenuti e la cosa non può farmi che immenso piacere!

Quello che segue è l'esito di una divertente chiacchierata, che ho fatto nell'ambito della seconda edizione del FIM di Genova, con una delle progband più promettenti del panorama italiano. E parlare solo di prog in questo caso è un pò limitante. Proseguite la lettura e scoprirete perchè!


Gli Ingranaggi Della Valle è una giovane band romana di sei elementi che ha recentemente pubblicato il suo primo CD In Hoc Signo (Concept sulla Prima Crociata) con l'etichetta Black Widow di Genova.

Qualche mese fa avevo avuto modo di apprezzare il loro lavoro discografico, che è un mix di recupero del prog degli anni '70 con spruzzate di jazz fusion , il tutto condito da una buona dose di novità derivante dalla loro già buona personalità musicale, e sono stato contento di poter scambiare quattro chiacchiere con loro.

Quando ci siamo accomodati nella restroom e loro si sono accovacciati a terra in circolo intorno alla mia sedia ho avuto un simpatico deja vu: quando eravamo in vacanza e le mie figlie erano adolescenti, talvolta i loro amici si mettevano nella stessa posizione intorno a me, per ascoltare i miti e leggende della musica progressive e apprendere, attraverso i miei racconti appassionati, come ascoltarla affinchè trasmettesse loro le stesse sensazioni che trasmetteva (e trasmette) a me.
Da quelle esperienze estremamente gratificanti nacque il mio
blog che intitolai scherzosamente Proglessons (www.proglessons.blogspot.com).

Il “portavoce” degli Ingranaggi è il chitarrista Flavio Gonnellini e seppure non lo fosse, prende sempre la parola perchè è ansioso di esprimersi. Gli altri in genere annuiscono o aggiungono qualcosa.

D.: Da dove nasce il vostro nome. Ha un significato di qualcosa di macchinoso?

R.: Tutto parte dal nome di un professore al quale alcuni di noi sono molto legati. Macchinoso non diremmo. Per far funzionare qualcosa c'è bisogno che gli ingranaggi siano messi nella giusta posizione affinché trasmettano il movimento. Proprio come ciascuno di noi della band. Ognuno permette all'altro di muoversi e tutti insieme costituiamo un motore, in questo caso musicale!

D.: Bella rappresentazione di voi stessi! In effetti quello che mi ha colpito della vostra musica è la buona dose di personalità, sebbene vi siano chiari riferimenti al
prog degli anni '70 uniti alla fusion, che mi sembra di comprendere sia il vostro orientamento musicale preferito...

R.: Tutti studiamo musica, Marco (Gennarini – il violinista) viene addirittura dal Conservatorio, dalla classica, e il jazz e la fusion permettono di esprimersi più liberamente nel virtuosismo, oltre a garantire ai brani un groove piuttosto particolare.

D.: Frequentando i vari forum musicali ho trovato qualcuno che asserisce che le generazioni recenti non hanno saputo creare un proprio stile musicale “di rottura”, tipo il Rock 'n' Roll, il Beat, il Prog e si sono appoggiati alla musica “dei cinque savi” (Genesis, King Crimson, Yes, Pink Floyd e Gentle Giant) mancando pertanto di autonomia e di originalità. Siete d'accordo con questa asserzione?

R.: Tutti noi abbiamo attinto alla musica che ascoltano i nostri genitori, così come voi prima di noi. Pertanto se per certi versi quella da te citata può essere una giusta osservazione, per altri no, perchè l'ascolto va poi elaborato e personalizzato!
Inoltre il periodo storico è diverso come lo sono le motivazioni.

D.: Certo. A quei tempi noi si era “contro” e basta. Spesso si evitava la condivisione delle passioni con i propri genitori. Mi state dicendo quindi che il classic prog è servito a sviluppare il vostro sound?

R.: Come dicevamo poco fa, è bello studiare i “classici” perchè arricchisce il bagaglio di conoscenze e induce a migliorare la tecnica, ma deve servire come punto di partenza, non come meta finale.

D.: Io sono ferocemente avverso alle coverbands, che ritengo rubino spazio sia mentale a coloro che vi si cimentano, i quali spesso sono ottimi musicisti, che fisico alle band come la vostra, che sentono il bisogno di esprimersi attraverso musica propria...

R.: Ognuno è padrone di suonare e ascoltare ciò che vuole...

D.: Ma è pur vero che è più comodo ascoltare solo ciò che già si conosce... Che peso date agli Area nei vostri interludi jazzrock?

R.: (sorridono) Gli Area, così come i Brand X e tante altre band che avevano una forte matrice jazz nel loro sound, sono stati ascolti importanti, che ci hanno aperto la mente a nuove soluzioni.

D.: E il prossimo album?

R.: Sarà sicuramente più orientato alla fusion, che è il genere musicale che ci viene più naturale suonare!

Ascoltate e giudicate voi stessi!




Un grosso in bocca al lupo agli Ingranaggi della Valle!

Come al solito eventuali commenti sono graditi!

lunedì 21 luglio 2014

SOPHYA BACCINI: Ho dato "voce" ai dipinti di William Blake


Sophya Baccini è bionda ed ha la carnagione molto chiara.
Nulla a che vedere con i prorompenti colori accesi delle donne meridionali.

Eppure parlare con Sophya è come tuffarsi nel Golfo davanti all'Isola di Capri, talmente è prorompente e sana la sua naturale comunicativa, tipicamente partenopea.

Quando parla è un fiume in piena, arricchisce gli argomenti con citazioni e riferimenti e mentre lo fa ti osserva, con i suoi grandi occhi sinceri e comprendi che ciò che sta dicendo è la pura verità o sei disposto ad accettare che lo sia.

Ho visto Sophya varie volte sul palco, sempre come guest degli Osanna.

E' passionale, vibrante e la sua splendida voce, potente e perfettamente modulata, mi cattura ogni volta, dandomi brividi di piacere.
Avendo molto apprezzato i suoi lavori Aradia e Big Red Dragon, piuttosto diversi fra loro, desideravo conoscerla meglio, così ho colto l'occasione del FIM per poter scambiare qualche parola con lei.

Solo qualche minuto che poi deve andare al trucco per le rirpese video” - mi hanno detto – e siamo rimasti a parlare quasi un'ora nella restroom dove si trovava con tutta la sua band.
Stella Manfredi era intenta a scaldare l'archetto del suo violino.


D.: Due napoletani che si incontrano a Genova...

R.: Genova mi piace moltissimo! E pensare che l'ho conosciuta per caso. Ero andata a Milano per registrare un master e poi venimmo qui a Genova, non ricordo neanche perché . L'ho sentita immediatamente familiare, forse per la sua somiglianza con Napoli, la costiera amalfitana...

D.: Si. E' una bella città. La rovinano un po' la ferrovia e i fiumi che la sezionano, ma ha uno splendido centro storico! Dico sempre che io adoro Genova ma lei mi respinge...

R.: Esattamente come Napoli! Sono città di mare, accoglienti ma orgogliose!


D.: Una band tutta al femminile! Seppure non sia una novità assoluta rimane una scelta originale! E' una scelta “di campo”?

R.: Certo! Era un mio pallino da tempo. Fatta eccezione per Chicco (Accetta, il chitarrista), con cui ho un sodalizio artistico da molto tempo, volevo creare una band che fosse di ottima qualità, ma tutta al femminile e finalmente ci sono riuscita! L'ultimo inserimento è stato quello di Isa (Dido, la bassista) ed è stata un'ottima scelta!

D.: Concordo. Tutte brave e belle come te le tue compagne di viaggio!
Il tuo primo album Aradia era più orientato al classico, mentre questo nuovo Big Red Dragon ha sonorità più dure, pur mantenendo una buona dose di echi classici e folkloristici che lasciano trasparire la tua buona napoletanità. Cosa è cambiato?

R.: E' cambiata l'ispirazione. In realtà stavo lavorando in tutt'altra direzione, quando rimasi letteralmente folgorata da un evento inatteso che mi ha portato a riversare la mia attenzione sulle opere e i dipinti di William Blake, il pittore che ha illustrato la Divina Commedia, di cui poi, approfondendo la conoscenza, ho scoperto essere una specie di Leonardo Da Vinci del 1700.

D.: Una specie di Sindrome di Stendhal?

R.: Più o meno, si. Sai... William Blake non era solo un pittore, era anche un poeta e un visionario. La sua fervida immaginazione si manifesta nei suoi incredibili dipinti, fra cui il Grande Drago Rosso (Big Red Dragon in inglese)è quello che mi ha colpito di più!
Ne parlai a Massimo (Gasperini. Lui e Pino Pintabona sono la sistole e la diastole della Black Widow Records) che fu subito entusiasta dell'idea e così andai avanti..
Ogni brano del mio album trae ispirazione da un suo dipinto e con simili riferimenti è quasi naturale che il sound si sposti verso il rock.

D.: Certo. Permane però la tua vena classica in tutto il lavoro. Hai studiato musica?

R.: Si. Sia canto lirico che pianoforte.

D.: Quanto ti hanno aiutato gli studi classici nella composizione dei brani?

R.: Moltissimo. Sono stati un riferimento costante e la base per lo sviluppo armonico dei brani.

D.: Altrimenti, come per alcuni “musicisti” si rimane ancorati sempre agli stessi giri armonici, cioè, come si dice, i soliti quattro accordi?

R.: Lo studio serve a migliorare la tecnica ed ampliare le proprie prospettive, ma occorre avere qualcosa dentro che ti spinge a comporre e la passione di farlo. Altrimenti rimangono soltanto esercizi sterili che non portano da nessuna parte.

D.: Nel tuo album ci sono molti ospiti...

R.: Si. Ognuno di loro è stato il valore aggiunto per completare i brani come sentivo che dovevano essere. Così Christian Decamps (Ange), Elisa Montaldo (Il Tempio Delle Clessidre), Lino e Irivn (Vairetti - Osanna), Aurelio Fierro jr. e tutti gli altri mi hanno dato una mano ad ottenere questo importante risultato di cui sono molto soddisfatta!

Scherzo un po' con il resto della band, ringrazio loro e Sophya e li lascio liberi di prepararsi per il concerto che terranno di lì a poco.