lunedì 16 dicembre 2013

A Night With: IL TEMPIO DELLE CLESSIDRE


Ciao e bentrovati!

Non crediate sia semplice parlare del prog dei giorni nostri.
E' molto più semplice guardarsi indietro ed andare a rintracciare qualcosa di fermo e immobile, seppure eterno e di riferimento per tutti, piuttosto che orientarsi in un panorama in continuo movimento (molti non ne sono a conoscenza o fingono di non saperlo, rimanendo ancorati agli anni '70, ma il prog è vivo e vivace)!

Questo è uno dei motivi per cui è molto più comodo allestire una cover (o tribute) band, piuttosto che cimentarsi in qualcosa di originale, che suoni anche nuovo, dinamico e moderno.
Coloro che mi frequentano sono a conoscenza della mia "crociata" contro le cover e tribute bands e quanto io sia favorevole ad ascoltare qualcosa di fresco e attuale, anche se talvolta purtroppo rimango deluso nelle aspettative!

In realtà sono alle prese da tempo con un post sul nowadays prog, ma lo riscrivo di continuo perchè mi sembra sempre sbagliato l'approccio, troppo incompleto e un pò "distaccato" e sapete che se non riesco a metterci il cuore non sono mai contento del risultato!

Cosa c'è di meglio allora di parlare di qualcosa che mi ha trovato inaspettatamente come emozionatissimo co-protagonista, che riferisce di una delle band più interessanti del panorama del RPI odierno?

Il Tempio Delle Clessidre è una band genovese che ha all'attivo due ottimi album: il primo con un vocalist di eccezione, Stefano "Lupo" Galifi, che ha recentemente riformato la sua band storica Museo Rosenbach, e il secondo con il giovane Francesco Ciapica, dal timbro molto particolare, ma dotato di una buona dinamica, una notevole estensione vocale e una piacevole vena interpretativa. 

Buona parte delle composizioni parte da idee della bravissima (e bella, perchè far finta di niente?) tastierista/cantante Elisa Montaldo, dotata di ottima tecnica e grande sensibilità, o del talentuoso bassista/chitarrista classico Fabio Gremo, successivamente sviluppate con il supporto degli altri musicisti Giulio Canepa (chitarra elettrica) e Paolo Tixi (batteria).
Generalmente l'impronta del secondo è più intimista e meditativa, mentre quella della prima è più drammatica, ricca di pathos e di tensione emotiva, pertanto è facile ritrovarsi in entrambi i moods!

In occasione della presentazione multimediale (foto, quadri e musica) del loro nuovo album AlieNatura, sono stato coinvolto dagli organizzatori, insieme ad un altro giornalista della rivista PROG ROCK MAGAZINE, nella conferenza stampa che anticipava il concerto, in qualità di web journalist. Nel corso della conferenza ho tentato, attraverso domande dirette a ciascuno dei musicisti, di carpire qualche aspetto nascosto della loro personalità e sensibilità.

Però prima di trasmettervi le emozioni che ho provato a stare lì sul palco con loro (in genere sono dietro alla batteria e sono più spavaldo!), vorrei farvi comprendere le emozioni che questa fantastica band trasmette a me con la sua musica incantevole, talvolta ansiogena, ma sempre evocativa e ispirata.

Il brano che segue, tratto dal primo album, è strumentale. Ascoltate il perfetto intreccio degli strumenti, i vari momenti che si succedono con dinamiche e intensità alternanti, fino al finale solenne e evocativo!
Davvero notevole per una band emergente, seppure dotata di ottimi musicisti a livello individuale.





Quando viene eseguito LIVE l'orientamento scenografico/teatrale della band è posto in notevole risalto. Tutti indossano una maschera ed Elisa abbandona la sua postazione dietro le sue adorate tastiere per eseguire una sorta di rituale magico. Molto suggestivo davvero!

Il secondo brano tratto da quest'album, che vi invito in ogni caso ad ascoltare per intero, è molto intimista e mi è molto caro.
Rende la notte quasi una persona che ci accoglie, con il suo silenzio e il suo misticismo, e ci fa compagnia fino al giorno successivo. Sono sensazioni che provo spessissimo e mi ha sorpreso ritrovarle in questo brano!
Ma non limitatevi a rinvenire nei testi quanto vi ho appena detto... lasciatevi trasportare dalla musica e comprenderete ugualmente... chiudete gli occhi, sssh!





Quei salti di ottava sul pianoforte sono deliziosamente appoggiati sull'arpeggio e il cambio di intensità che si sviluppa nella parte strumentale, con quell'alternarsi delle tastiere e della chitarra in soli di pregevole fattura, rendono questo brano per certi versi unico e molto coinvolgente.
Quando li ascolto LIVE spero sempre che lo suonino e talvolta sono stato esaudito con grande soddisfazione!

Nonostante la grande bravura e professionalità di "Lupo", visto l'orientamento scenografico e teatrale, Il Tempio, a mio modo di vedere, aveva necessità di un frontman che avesse caratteristiche che incontrassero queste esigenze. Oltre alle sue innegabili doti canore, Ciapica ha una buona performance sul palco, sa essere presente e coinvolgente senza strafare e si presta in modo eccellente alle invenzioni sceniche della band, come quando soffia una polverina su un foglio nero e questa, aderendo alla colla precedentemente stesa da Elisa, lascia apparire la scritta AlieNatura
Sono cose semplici, ma di grande gusto ed impatto emotivo, come questo brano che viene proposto accompagnato dallo slideshow che vedete nel filmato.





Non ho mai avuto la forza per controllare la paura...

Questo brano, tratto dall'ultimo album, è molto intenso già dalle prime note, ma quando sale di tonalità e specialmente quando entra Elisa in coro, strappa un'emozione molto forte.

La progressiva consapevolezza di poter usare, oltre alle sue preziose dita, anche le sue elevate doti canore, si manifesta maggiormente nel brano successivo, che considero la vera punta di diamante di tutto il nuovo lavoro.


 



Prestate attenzione al senso di oppressione che si manifesta fin dall'inizio!

No! Non venite da me!... 

l'ossessione degli incubi che si manifesteranno certamente con il sopraggiungere del sonno è tangibile nel canto disperato di Francesco

Se potessi io mi annienterei dentro i miei sogni malati 

con quell'urlo straziante... è questo che intendo per "doti interpretative" del cantante!

Quello che sorprende è l'improvviso cambio di registro dopo il break, con la voce di Elisa inizialmente pomposa e quasi canzonatoria, con quei cori eterei così particolari che sembrano estratti da un film di Tim Burton... e dopo il sibilato

puoi fidarti di me

diventa acida e autoritaria!
Ormai il sogno-carnefice ha avuto la meglio sulla sua vittima!

Notate che, in tutti i brani, i fraseggi degli strumenti seppur molto accurati e ricercati, non sono mai eccessivi o noiosi e ad ogni ascolto si scopre qualcosa che non si era notato prima, ora nel lavoro di tastiere, ora nel basso o nella voce, ora nella chitarra o la batteria.
I pattern ritmici generati dall'energia di Fabio e Paolo non sono mai trattati con superficialità e la chitarra di Giulio, con i suoi ostinato e i suoi solo, ha sempre un notevole impatto sui brani.
Niente male, non trovate? 

Ciò che mi piace maggiormente di questi ragazzi è la passione che mettono in ciò che fanno, che si manifesta nel ritrovare nei loro lavori certamente molti riferimenti ai grandi della musica prog non solo nostrani, come Banco e PFM (vista l'impronta tastieristica, più i primi dei secondi), ma anche Gentle Giant e echi Crimsoniani, miscelati con qualcosa di nuovo a livello di timbro, architettura dei brani e soprattutto intensità e pathos. Non è musica per tutte le orecchie, ma sono contento che lo sia per le mie! 


Ma veniamo alla conferenza stampa, anteprima del concerto del 9 novembre 2013.
Entrando nel teatro vidi Fabio Gremo salutarmi da lontano. Non volli disturbarlo e non mi avvicinai.
Mi intrattenni a parlare un pò, tra gli altri, con il fotografo Eugenio De Vena, che mi sembra dotato della peculiarità di ritrovare alcuni aspetti nascosti di Elisa nei suoi scatti, e gli manifestai la mia ammirazione.

Poi fu la volta di Elisa Montaldo, che mi chiese se avessi pronte le domande.
Le risposi che ne avevo una per ognuno di loro, ma non erano difficili.
Non ricordo chi fosse dei miei parenti che diceva: "Ti fai fare fesso dagli occhi delle donne!" ed aveva ragione. Quando mi guardò con quei suoi occhi grandi ed espressivi e mi chiese se poteva darvi uno sguardo in anticipo, non seppi fare altro che darle il foglio su cui le avevo appuntate!
Non ricordo neanche più come rientrai in possesso del foglio...

Dopo l'esibizione degli opener, la presentatrice dal palco ci invitò a salirvi. Io guardai l'amico con cui ero chiedendogli se avessi capito bene...dovevo salire sul palco insieme ai Templari (li chiamo in questo modo da tempo, tanto che ormai molti fans mi imitano, persino senza sapere che il nomignolo è partito da me!)?
Un pò emozionato raggiunsi il palco e mi posi al centro della scena, fra i musicisti, come attesta la foto riportata di seguito.




Vi assicuro che in quella posizione, davanti al teatro gremito e non nascosto da piatti e tamburi, l'emozione è tangibile!

Quando fu il mio turno di fare le domande, nonostante fossi nel mio habitat naturale, fra amici e soprattutto musicisti, sentii le stesse sensazioni di quando mi ponevo davanti ai professori per sostenere gli esami: deglutii più volte, sentivo le giunture rigide e legate, le mani fredde, e mi mossi con la leggiadria di un burattino verso Giulio Canepa, il primo che avevo scelto per la sequenza.
Ovviamente avevo dimenticato gli occhiali da vista a casa (ancora non mi abituo all'idea di doverli portare con me!) e non riuscivo a leggere quanto avevo riportato sul foglio che avevo fra le mani, ma avevo scritto e riletto quelle domande decine di volte e ormai le sapevo a memoria!


GIULIO CANEPA
Una delle caratteristiche principali del Progressive Italiano è il timbro delle chitarre e tu ne fai tesoro.
Rispetto al primo album mi è sembrato che tu abbia svolto un maggior lavoro sia di rifinitura che di volume, inteso come“muro di suono”.
E' cambiato qualcosa a livello compositivo o è stato fondamentale il supporto del “supervisore” che abbiamo visto nelle foto controllarti con attenzione?
(Nota: Su Facebook postò una foto con il figlio, che sembrava lo controllasse mentre suonava)

Questa bonaria incursione nella sua vita privata indusse il chitarrista a spiegare alla platea chi fosse il "supervisore" e questo generò immediatamente un clima confidenziale e amichevole che strappò qualche sorriso di sorpresa e compiacimento.

La risposta di Giulio fu chiara e pertinente: rispetto al primo album lo "strapotere di Elisa" (da lui citato mentre la guardava con immenso affetto e un sorriso bonario) si è mitigato e la collaborazione è stata più interattiva, dando maggior spazio agli altri musicisti che, in questo modo, hanno potuto esprimersi con maggior libertà.

Non so cosa fu, ma a partire da questo momento mi liberai della tensione e dell'emozione e incominciai a fare un pò da mattatore, chiacchierando con il pubblico e lasciando i musicisti fermi al loro posto, mentre io mi spostavo di volta in volta verso il successivo interlocutore. Una sorta di Prog Baudo, insomma! Una "breve" conferenza stampa che alla fine durò molto più del previsto!


FRANCESCO CIAPICA
Inutile ribadire che hai rilevato un'onerosa eredità.
Complimenti per la tua voce particolare e la tua vivacissima vena interpretativa!
Hai reso splendida la già bellissima “Onirica Possessione”.
A parte le differenti caratteristiche di timbro, qualora si siano presentati, quali sono state le criticità del tuo inserimento e, vista la tua presenza scenica, quanto ti ha aiutato l'orientamento scenografico/teatrale della band? 

Francesco tentò di non far trasparire l'apprensione e, ostentando sicurezza, mi ringraziò per i complimenti (non riersco a capire perchè una parte dei critici di settore lo consideri ancora acerbo, mentre io gli riconosco una buona personalità) e accennò qualcosa circa un necessario "rodaggio". Inizialmente non gli erano ancora ben chiari alcuni "passaggi" in cui si era incastrato, ma le cose erano andate via via migliorando, anche perchè nel frattempo aveva fraternizzato (e non stento a crederlo! Sono tutte persone amabili, semplici e molto disponibili) con il resto della band e questo gli era stato di grande aiuto per superare quelli che all'inizio erano sembrati ostacoli.

Fu ora la volta del "piccolo" del gruppo. Essendo io un batterista amatoriale, questa domanda fu la prima che mi balzò in mente all'atto della loro ideazione.


PAOLO TIXI
Il tuo miglioramento tecnico in questi tre anni è innegabile. Studiare e suonare stili differenti aiuta a crescere. Complimenti!
In questo nuovo lavoro ho notato delle pregevolezze stilistiche, seppur avulse da inutili ostentazioni di tecnica ed eccessi.
Bill Bruford sostiene che la bontà di un batterista si valuta dalle pause.
Sei anche tu di questa opinione?

Paolo si mostrò divertito e compiaciuto dal modo in cui la domanda gli veniva posta. "Se lo dice Bill Bruford sarà vero!" - esordì sorridendo. Poi continuò dicendo che i miglioramenti tecnici gli avevano permesso di essere parte integrante della fase compositiva e che egli stesso si mette al servizio della musica che suonano, dove il virtuosismo fine a se stesso non trova (e, dico io, giustamente) spazio, dove è indispensabile supportare il brano con le opportune dinamiche, senza strafare, ma anzi aiutando a porre in risalto i vari strumenti, man mano che se ne presenta la necessità.

A questo punto mi restavano soltanto gli assi portanti, le due menti più ispirate del gruppo.
Per recarmi da Fabio passai davanti ad Elisa e prendendola in giro le dissi che era inutile che si aspettasse domande. Sorrise.


FABIO GREMO
La tua carica emotiva e esplosiva sul palco è ormai leggenda.
Eppure spesso sei autore di testi e musiche di profondo intimismo ed introspezione.
Come trovano spazio in te questi due aspetti contrastanti e da cosa trai ispirazione per la musica e i testi? In genere cosa nasce prima?

Fabio un pò si schermì. Effettivamente quando è sul palco si mostra in continuo movimento, un'esplosione di energia che si diffonde, attraverso gli altri componenti, all'audience. I suoi lunghi capelli ondeggiano continuamente a causa del continuo movimento del capo e dei suoi spostamenti quasi danzanti sul palco.
"Ah, è leggenda?" - disse ridendo. Poi tornando all'argomento principale della domanda disse che sono momenti diversi. La creazione avviene quasi sempre partendo da una melodia, o un pattern di basso o addirittura da qualche ostinato che risuona in testa, o anche da qualche verso che quasi richiede di essere portato in musica. E l'ispirazione nasce da un evento qualsiasi, anche se talvolta apparentemente o momentaneamente trascurabile.
Una volta che si è sul palco il brano è già completo e la fase intimistica lascia spazio all'energia che si sprigiona dalla musica e dalla voglia di suonare, che è sempre tanta!



ELISA MONTALDO
Questa ragazza non sa fare niente: Arti marziali, Make Up Artist, modella per gioco, musicista completa e ispirata, solidi valori civili e morali...
Per fare tutto ciò che vorrebbe, avrebbe bisogno di una giornata di 48 ore!
Eppure a giudicare dai testi e dalla musica tu sembri “The Dark Side of the Temple”.
Quanto hanno inciso psicologicamente le recenti alluvioni, prima di Genova e poi delle 5 terre, sulla stesura del vostro secondo lavoro?

Sulle prime Elisa parve un attimo risentita dalla mia definizione e ci tenne a precisare che possiede anche un'importante parte solare che si manifesta in molte occasioni. Annuii sorridendole.
Poi, mentre parlava, quasi a supporto della sua asserzione, di come nascono i suoi brani, sembrò improvvisamente comprendere l'orientamento della mia domanda e, rivolgendosi ora a me e ora al pubblico, disse ciò che mi aspettavo di sentire: tutte le sue ansie e le sue paure trovano spazio nella musica che compone, pertanto è inevitabile che eventi disastrosi come quelli da me citati abbiano avuto enorme risonanza nel suo mondo interiore, così come tanti altri che hanno scosso la sua sensibilità di persona e di artista.

In questo modo, il suo animo sensibile e la sua innata esigenza di confrontarsi ed immergersi nelle bellezze della Natura che la circonda, le hanno ispirato questo brano di incredibile delicatezza, che ancora una volta mette in luce le buone doti canore di questa splendida musicista.






La serata con Il Tempio Delle Clessidre è stata, per me, un evento eccezionale e ringrazio gli organizzatori per aver avuto il "coraggio" di coinvolgermi, consapevoli che non scendo mai a compromessi quando parlo di Musica... e non l'ho fatto neanche stavolta!
Ho parlato talvolta di questi argomenti con ciascuno dei componenti della band, ma mai con tutti insieme e mai al cospetto del pubblico, un pubblico ricettivo ed entusiasta, che mi è parso apprezzare tutto ciò.

Spero di essere riuscito nell'intento di farli parlare un pò di se stessi, dando all'audience una chiave di lettura un pò più approfondita di queste splendide persone.
E in effetti le risposte non sono state mai banali o di circostanza, ma sempre stimolanti e sincere.


Quando parlo di questa band agli amici del prog, mi dicono, prendendomi in giro, che sono motivato dalla presenza di Elisa Montaldo. 
Dicono sicuramente una parziale verità: in realtà la prima volta che li vidi LIVE a Milano, non conoscevo nessuno di loro e fui sorpreso dalle sonorità delle tastiere elettroniche, dai virtuosismi pianistici simil-Banco e dalla passione quasi apprensiva che la tastierista mostrava al cospetto delle sue tastiere.
Successivamente le mie motivazioni si sono evolute con l'approfondimento musicale di Fabio, Giulio, Paolo e Francesco, della loro immensa passione per ciò che fanno, della loro sensibilità talvolta a fior di pelle e delle numerose good vibrations che riescono a trasmettermi con la loro musica ricca, sofisticata, energica, nuova seppure con chiari riferimenti al mio periodo d'oro, quando ero immerso totalmente in essa, ancor più di oggi.

Come al solito... fatemi sapere se avete gradito il post e la musica che vi ho inserito!

Alla prossima!

sabato 14 settembre 2013

Quando gli amici sono più di tre...


La recente splendida e coinvolgente performance, al Progfestival di Veruno, dei Three Friends (qui a lato), unica accreditatissima tribute band dei Gentle Giant, che annovera tra le sue fila due membri originari della mitica band inglese che sconvolse la critica musicale dell'epoca, mi ha indotto a ritornare indietro con la mente a quando ebbi la grande fortuna di vedere LIVE il gruppo originario.

Non mi si prenda per pedante, perchè non lo sono, ma l'asserzione (usata anche da me) "due membri originari" stride un pò.
Sebbene Gary Green sia a pieno titolo un membro originario della band, Malcom Mortimore si può più considerare uno che "si è trovato al punto giusto nel momento giusto" (ma questo lo osserviamo solo oggi!).
In realtà all'indomani del secondo splendido album Acquiring the Taste, i nostri amici si trovarono improvvisamente senza batterista ed erano pronti per registrare l'album Three Friends (dal quale deriva il nome della band attuale: l'unico album in cui hanno suonato entrambi gli ex-membri). Pertanto si affidarono al giovanissimo (18 anni) e talentuoso batterista londinese che probabilmente sarebbe rimasto in pianta stabile se non gli fosse occorso un serio incidente motociclistico. Invece fu immediatamente sostituito da John Weathers, che presto divenne membro insostituibile, sia per il suo personalissimo drumming che per la sua abilità sul vibrafono.


Estate 1976

Tutto sommato ero stato promosso.
Un regalo lo meritavo. Se non un regalo, visto che lo studio era mio oneroso dovere, almeno un riconoscimento dei miei sforzi!

Così quando vidi su 'CIAO 2001' che i Gentle Giant, che avevano da poco pubblicato l'album con la cover illustrata alla vostra sinistra, avrebbero tenuto un concerto a Rimini, dove sapevo di poter godere dell'ospitalità del più caro amico di papà, avanzai la proposta. 
Con mia sorpresa fu subito accettata, così preparai la valigia e con la mia solita baldanza ed energia (quando si tratta di musica), intrapresi il mio lungo viaggio, per la prima volta da solo in treno e con un 'complicatissimo' cambio a Bologna! Avevo 17 anni, ma allora si viaggiava molto meno di ora, specie se si era membro di una famiglia con cinque figli.

Nei giorni che mi separavano dal concerto non utilizzai il periodo estivo (erano i primi di giugno) e Rimini per andare in cerca di avventure. Non mi attraeva neanche andare in spiaggia, visto che già allora l'Adriatico lasciava a desiderare rispetto al Tirreno (non sapevo che, da adulto, avrei trascorso molti anni di villeggiatura, forse i migliori, a Silvi Marina), così rimasi nel negozio del mio ospite a ciondolare fra il bancone e le stanze sottostanti (dove c'erano addirittura una piccola cucina e una stanza, con un letto e una TV, che successivamente si rivelò molto utile).
La sera prima del concerto entrarono nel negozio una donna e una ragazza, la prima prese a parlare con il titolare e la seconda venne a sbirciare cosa stessi facendo. Quando vide che ero intento a separare le anse degli orologi mi chiese in tono canzonatorio se fosse un lavoro particolarmente difficile. Alzai la testa e le sorrisi. Mi apparve splendida con quei riccioli neri e quello sguardo sicuro. Era una circense di 23 anni e già con due figli. Entrammo subito in sintonia e volle venire con me ad assistere al concerto, pur non conoscendo i Gentle Giant.

Quando entrammo nella sala (allora aveva due palchi, ora non so) de "L'Altro Mondo" la band di spalla (così chiamavamo quelle che ora si chiamano opener) era già intenta a suonare sul palco di destra, ma io non riuscii a prestar loro attenzione perchè ero emozionatissimo! Per un ragazzotto come ero io, sempre intento ad ascoltare e suonare musica, entrare in uno splendido locale con una splendida ragazza al proprio fianco, per di più per andare ad assistere al concerto di una delle mie band preferite... beh, era davvero il massimo!

La mia passione per la Musica prese il sopravvento (come accade ancora oggi!) e le dissi che, siccome volevo registrare tutto il concerto, dovevamo andarci a posizionare al centro e piuttosto vicini al palco centrale.
Ci accomodammo seduti a terra, fra un nugolo di ragazzi, lei appoggiò la testa sulla mia spalla sinistra e il concerto incominciò (davvero pensavate che non vi avrei reso partecipi di questa reliquia? Io sono il progpromoter!).


https://soundcloud.com/enzo-vitagliano/live-in-rimini-1976-part-ii

Come avrete notato, i Gentle Giant si facevano precedere da una sorta di overture registrata, al termine della quale entravano sul palco, imbracciavano gli strumenti e incominciavano a suonare.
Le loro mise non paventavano proprio buon gusto, anzi erano piuttosto kitsch, ma cosa importava?
Nell'istante in cui partì 'Just the Same' ebbi un brivido di emozione fortissimo! Tanto che la mia amica istintivamente mi strinse il braccio con più forza.

A quei tempi non si usava il 'click', era tutto naturale e infatti alcuni brani suonano più velocemente delle versioni in studio.
Inoltre le band di allora erano solite fare versioni modificate dei brani che potevano presentare maggiori complessità per il LIVE e i GG amavano riproporre versioni sempre diverse dei loro brani.
Figuratevi la mia emozione quando intonarono 'On Reflection'! L'incastro vocale era perfetto e nitido anche LIVE, io cantavo con loro (o almeno ci provavo) in estasi! Fui solo parzialmente deluso dal mancato seguito con le fughe strumentali... forse chiedevo davvero troppo ad una band che SENZA ALCUN musicista supplementare (anche perchè sarebbe stato difficile trovarne uno alla loro altezza!) riproponeva le magie che avevamo apprezzato negli album in studio!
Peraltro la loro grande capacità vocale fu riproposta in 'Knots', altro brano allucinante e bizzarro, ma corredato di un bridge elettrico di una potenza incredibile!

I cinque musicisti si scambiavano continuamente gli strumenti fra loro secondo le esigenze del brano.
Kerry Minnear saltava dalle tastiere al vibrafono, Ray Shulman si alternava fra violino, basso, tromba e chitarra acustica, senza mai sbagliare un ingresso o un controcanto, Derek Shulman rilevava il basso del fratello quando impegnato con il violino, poi lo posava e prendeva il sax, anch'egli senza commettere una sola sbavatura, Gary Green si alternava fra chitarra solista, acustica, basso e flauto dolce e infine John Weathers non disdegnava di alzarsi a suonare il vibrafono quando necessario.
In un particolare momento del concerto (Prima di 'The Boys in the Band') Ray suonava la grancassa e gli altri i tamburi da banda!
Che spettacolo indimenticabile!
Che grandi musicisti!
Che incredibili personaggi!

Mi spiace che non possiate apprezzare il solo di vibrafono di Kerry su 'The Runaway', a mio modo di vedere a tutt'oggi il miglior solo di vibrafono in un brano prog: ancora oggi non mi do pace per non essermi accorto che il nastro era terminato e andava voltato! Però spero sarete contenti per me, che ho potuto apprezzarlo e ne godo ancora oggi il ricordo come fosse ieri!
Saltò da dietro alle tastiere per raggiungere il vibrafono che era sul bordo esterno del palco, così vicino che quasi poteva raggiungersi con le mani, eseguì il solo e poi tornò velocemente dietro il suo muro di tastiere! Grandissimo!
Comprenderete che con tutta la strumentazione che dovevano tenere sul palco, non era facile trovare lo spazio necessario neanche per muoversi!

Tanto per farvi 'soffrire un pò vi trascrivo la tracklist del concerto:
01. Opening
02. Just the Same
03. Proclamation
04. On reflection
05. Interview
06. The Runaway
07. Experience
08. So Sincere
09. The Boys in the Band (senza errori di ingresso del batterista!)
10. Knots (memorabile!)
11. The Advent of Panurge
12. Give it Back
13. Timing
14. Free Hand
encore
15. Peel the Paint
16. I Lost My Head

Con tutto il rispetto per i Three Friends non credo che potrebbero mai sostenere una scaletta del genere!
Brani di interpretazione complessa come 'Knots', 'Give it Back', 'The Advent of Panurge' non sono alla portata di tutti. Occorrono grande bravura e enorme sensibilità artistica.
Ma soprattutto... occorrerebbero almeno 9 musicisti sul palco, per fare quello che i GG facevano in CINQUE!

Ma i GG non erano solo grandissimi musicisti e esecutori (vi prego di ricordare che sono due cose molto diverse!). Per farvi comprendere che sorta di personaggi fossero questi grandissimi musicisti polistrumentisti posso farvi notare che alla fine di 'Free Hand', nel corso delle rullate, John urlava "FAGIOOOOOLIIII", senza un apparente motivo, forse perchè gli era piaciuto il nome o la pietanza... non si sa, ma generò un incredibile entusiasmo e lo invitammo a proseguire imitandolo!
E al nostro richiamo sul palco, come encore si produssero in due brani di enorme impatto ed efficacia!

Alla fine, come spesso mi accade dopo un concerto soddisfacente ed emotivamente coinvolgente, ero stremato. Felice, ma stremato dalle emozioni e l'energia profusa, pur stando accovacciato con un microfono in mano per tentare di cogliere tutto e preservarlo per sempre, come è stato!

Per tutto il concerto Flora (si chiamava così) fu lì, mentre io ero completamente inebriato e inebetito dalla Musica e dai musicisti. Ora mi stringeva la mano, ora si stringeva forte a me, nei momenti della mia maggiore tensione emotiva, ora catturava il mio sguardo e mi sorrideva, ora mi mostrava il suo apprezzamento per ciò che le avevo fatto scoprire, che senza di me non avrebbe mai conosciuto.
Chi le avrebbe mai portato una cassetta dei Gentle Giant in un circo?
Il giorno dopo ho fatto l'amore per la prima volta nella mia vita, con lei che mi guidava e mi invitava, con il suo tono canzonatorio, a controllare il mio impeto e dedicarmi a lei. Non potrò mai dimenticarlo!

Qualcuno potrebbe pensare che è grazie a lei che sono legato ai Gentle Giant
In realtà è l'esatto contrario: è grazie alla mia passione per la musica e ai Gentle Giant che ancora oggi, a distanza di quasi 40 anni, ho il privilegio di ricordare nitidamente buona parte degli eventi di quei giorni, il suo rispettoso divertimento per la mia emotività quasi infantile e la sua partecipazione alla mia gioia incontenibile, nel momento in cui abbracciai un sudatissimo John Weathers. 
Lei volle stringere la mano a Ray Shulman, perchè lo considerava, a ragion veduta, il più geniale della band.
Io le ho fatto conoscere una band che spero non abbia mai dimenticato, lei mi ha fatto comprendere che si può essere presenti e partecipi anche con un semplice abbraccio, senza intralciarsi.

E' per questo che quando, anche durante quest'ultimo Veruno Progfestival, vedo due persone che ascoltano e si godono la musica abbracciati, sono contento per loro e mi tengo in disparte: perchè indipendentemente da quanto siano davvero legati, da quanto si amino e si stimino davvero, da quanto sia buona la loro intesa sessuale... in quel momento, se la pensano come me, vivono l'estasi di un momento magico e non hanno bisogno di nient'altro.