domenica 8 giugno 2014

RIVERSIDE - Un viaggio fra i recessi del disagio esistenziale

Ciao a chi mi legge!

Questo post è dedicato al mio amico Pino Cipriani, che ha apprezzato questa band con me dal primo ascolto del primo album!

Dopo i reportage di eventi che mi hanno visto, in qualche modo, protagonista, torniamo alle mie monografie.

In realtà avevo inserito questa band in un altro post che tratta del prog odierno, ma ritengo opportuno dedicarle un pò più di spazio e spero di riuscire a chiarirvi il perchè!

Io sono stato fortunato... almeno nella condivisione familiare della mia passione per la musica. E me lo faccio bastare!

Quando mio fratello mi propose di ascoltare l'album, la cui cover vedete qui in alto a sinistra, mi ci dedicai con la mia consueta passione e trepidazione per il nuovo.
Allora Youtube non c'era ancora, o non era ancora così diffuso, e per procurarsi qualcosa di nuovo occorreva cimentarsi in pratiche diverse da un semplice click: documentarsi, verificare, fare qualche download e infine ascoltare.

Questo è il primo brano che ascoltai dei Riverside.





Se fossi stato un progger medio(cre) avrei immediatamente pensato: "Ecco un'altra band che si ispira a Wish You Were Here o che scimmiotta il finale di 'Hotel Hobbies' dei Marillion, che poi sempre da lì viene..." (in effetti notai successivamente che il chitarrista della band è molto rothery-iano, e quindi gerarchicamente gilmouriano) e probabilmente avrei cambiato CD nel lettore dell'auto.

Fortunatamente non faccio parte di siffatta triste categoria (triste perchè non riesce a godere di tutta l'ottima musica che c'è in giro attualmente, ferma com'è nelle sua posizione di cercare continuamente analogie con il passato, invece di ascoltare il nuovo e verificare se riesce ancora ad emozionarsi) e continuai l'ascolto.

Quando Mariusz Duda prese a cantare fu amore a primo ascolto. Il suo timbro caldo e malinconico raggiunse immediatamente il profondo del mio cuore, come uno stiletto che penetra veloce e quasi indolore.

La musica dei Riverside, come poi scoprii proseguendo l'ascolto, è sempre così ricca di tensione emotiva, traumatica e greve, poichè le tematiche delle lyrics si riferiscono quasi sempre al disagio esistenziale e tutti i suoi risvolti relazionali e sentimentali.

Ascoltate questa...





Non vi sentite anche voi catapultati in un incubo ad occhi aperti che vi abbandona soltanto quando squilla il telefono?
Riff di basso KILLER, chitarra e tastiere ansiogene e disperate, crescendo incalzante... tutto molto, molto coinvolgente!

I Riverside sono da tutti considerati Progmetal e in effetti nella loro musica vi sono molti riferimenti a questo filone: ritmiche trance (in stile Porcupine Tree) ed esasperate, canto growl (anche se raramente), uso frequente del doppio pedale e registri di chitarra (specie negli ostinato) tipici di questo genere.

Ma talvolta riescono a sorprenderci con brani di incredibile delicatezza malinconica, come questo...





Splendido vero?
Breve ma intenso, dolce e romantico, ma dimesso e disperato!

Questo è un brano di disagio sentimentale.... Ha tanto idealizzato l'oggetto del suo amore che non riesce a fare il primo passo e si sente quasi costretto a rimanere solo... a quanti di noi è accaduto?


"I've been conceiving you all along

Or maybe I'm destined to be alone?"


Quando, contento della "mia" scoperta, ne parlai in un forum citando le similitudini con i "nuovi" Porcupine Tree (quelli da In Absentia in poi) qualcuno mi derise, dicendo di non confondere la lana con la seta. Sono contento di sapere che la stessa persona oggi li consideri seta alla mia stessa stregua!

Ma è anche vero che la band è cresciuta album dopo album, trovando soltanto, secondo il mio giudizio, una lieve battuta d'arresto nel suo quarto lavoro Anno Domini High Definition, dove gli stilemi progmetal sembrarono diventare dominanti e pertanto a me meno affini, ma in ogni caso regalandoci una perla come questa...





dove si alternano momenti esasperanti ad altri più tranquilli, ma mai intimisti, come richiesto dal titolo!

Vi lascio con due perle tratte dall'ultimo album:





Non  potete aspettarvi altro che cupa disperazione in un brano con un titolo come "La profondità della delusione di se stesso". La voce di Duda scava dentro la nostra psiche, il bridge rischia di far venire dolore al petto, tanto è intenso!

E questo...





"Deprivato (Immaginazione persa irrimediabilmente)"
Tutto il brano è splendido, con i suoi interventi di tastiere, il lungo outro musicale di grande intensità, con quel solo di sax in stile Mel Collins, che termina con una brevissima reprise che Duda canta quasi in un soffio.

I Riverside lasciano sempre ampio spazio alla musica, le loro lyrics non sono mai dominanti o ridondanti, e questo me li rende particolarmente graditi.
E' vero, forse non si grida al miracolo per originalità e idee innovative, ma possiedono un'enorme carica emotiva, splendide aperture musicali, interessanti riff di basso ed hanno il potere di trasmettere, attraverso la loro esecuzione appassionata e il caldo registro vocale del leader, una buona dose di fascino e grande pathos, che inducono a sprofondare negli spazi bui della nostra mente.

Come sempre... fatemi sapere se avete gradito e... ALLA PROSSIMA!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Zio Enzo, devo dire che è proprio un'ottima recensione di un gruppo che purtroppo non è apprezzato nel modo giusto soprattutto da chi si definisce orecchio fine!!! Sono pienamente daccordo su tutto ciò che hai scritto e ti faccio i complimenti anche per come l'hai scritto!!

Il Progpromoter ha detto...

Grazie J J Vince!
Spero sempre di riuscire, con la mia passione, di far conoscere ad altri la musica che mi emoziona!