domenica 20 marzo 2011

I Porcupine Tree


E' noto a tutti che i vecchi progger, quelli come me che sono cresciuti nell'epoca d'oro dei Genesis, King Crimson, Pink Floyd, Gentle Giant e Yes, sono un pò (tanto) spocchiosi.
Quasi tutti sono convinti che ciò che si doveva dire s'è già detto, che tutto quello che è venuto dopo (compreso il neo-prog dei Marillion, beninteso!) sia soltanto una pallida verosimiglianza dei fasti passati.

Quando, nel 2000, bussai  timidamente (non tanto) alla porta del fanclub dei Marillion, o meglio, a quella della Mailing List, ero anch'io un vecchio progger spocchioso, convinto che soltanto i Marils meritassero la mia attenzione, e che non ci fosse più nulla da tener presente.
Osservavo che gli altri membri del fanclub parlavano di molti altri gruppi contemporanei di cui io non conoscevo nulla, ma non ne ero attratto, convinto che fossero tutti cloni dei maestri (e per buona parte è davvero così! C'è un mare di roba che non merita neanche di essere ascoltata!).

A quel tempo la coordinatrice del fanclub e moderatrice della Mailing List, era una vivace ragazza milanese, dal cuore grande come una casa e gli occhi verdi e luminosi come due stelle (ma io l'avevo conosciuta soltanto via e-mail e non potevo saperlo). Inconsapevole (o era il contrario?) di trovarsi di fronte al tipico 'progger deluso dalla musica' mi propose di ascoltare i Porcupine Tree.
Quando vide che facevo resistenza, non insistette (non insiste quasi mai! In genere aggira l'ostacolo e ottiene il risultato in modo diverso!)... ma mi diede da tradurre alcune interviste e articoli riguardanti i PT (cosa vi dicevo? Aggira l'ostacolo!).
Nonostante, andando avanti con le traduzioni, scoprissi di trovarmi di fronte ad un leader troppo autoritario per i miei gusti, quasi alla stregua del più famoso (e sicuramente più titolato) Bob Fripp, alla fine Steven Wilson, leader incontrastato e incontrastabile dei Porcupine Tree,  riuscì ad incuriosirmi.

Questo è il primo dei loro brani che ho ascoltato (e non è neanche fra i migliori!):



Sebbene la musica, i registri, le tastiere e il modo di cantare siano orientati decisamente verso i Pink Floyd, la sezione ritmica è più ricca, con quel diavolo di Chris Maitland dietro ai tamburi e quella 'mammoletta' di Colin Edwin al basso (andate a vederli dal vivo e comprenderete perchè lo chiamo così!).

In realtà il brano non mi convinse al 100%, ma sentivo che in loro c'era qualcosa di buono e questo mi convinse a scavare più a fondo, così mi procurai l'intero album Lightbulb Sun.




Interessante, vero?
Il tono un pò canzonatorio della prima parte, con quel suono simile ad un banjo, lo scroscio di tastiere 'liquide', l'ostinato di chitarra acustica al centro del brano, con i giochi di tastiere e l'attacco micidiale di Chris sono eccezionali!
"Abbandonate tutto ciò che avete di umano... non vi servirà! E' l'ultima possibilità che avete di evacuare la Terra prima che sia riciclata!". 
 Steven Wilson non può considerarsi proprio un ottimista, ma potrebbe non avere tutti i torti, no?

 Nonostante Lightbulb Sun sia un album di transizione, è servito a farmi conoscere questa splendida band e le sue atmosfere ora oniriche, ora metalliche, ora di grande intensità emotiva.

Avete mai avuto bisogno urgente di un'ambulanza?





Spettacolare vero?
L'intro di percussioni, su quel flauto dissonante, con quella chitarra nervosa, rende l'idea della ricerca affannosa e senza tregua!
E l'esplosione di suoni, con quel sax (è Theo Travis, il sassofonista dei Gong, mica uno qualunque!) fa capire che la disperazione sale alle stelle! 
Poi c'è il momento in cui si riprende fiato, si tenta di ragionare... e infine entra prepotente Steven con la sua chitarra a darci l'idea che questa maledettissima ambulanza non si trova! Non si trova!
Che disperazione nel suo assolo, nel riff di basso di Edwin, e nel tappeto di tastiere!

Si potrebbe inventare un parallelismo rocambolesco: i Porcupine Tree stanno ai Pink Floyd come gli Ozric Tentacles stanno ai Gong.
Cosa significa? Gli OT traggono ispirazione dai Gong, ma mentre questi ultimi mantenevano una matrice di tipo jazzrock, i primi sono puramente rock.
Ma non è così: i PT non sono i PF privati della matrice blues e aggiungendovi il rock. Sono molto di più.
Nella loro musica possiamo trovare la giusta dose di eletttronica, i ritmi trance, un pò di heavy rock e qualche sguardo a qualcosa di nuovo.







Che ne dite?
Intro inquietante, con quella risata di bambino... e poi l'esplosione dei suoni tanto cara a Wilson.
Ascoltate bene Chris Maitland. In questo brano fa comprendere appieno il suo valore: uso dei raddoppi di cassa con stile e precisione, fills mai eccessivi ma incisivi, dinamica perfetta... e nell'intermezzo fa una pregevolezza stilistica, anticipando il colpo sul rullante, ad ogni passaggio, fino a farlo coincidere con la cassa. Probabilmente un altro batterista avrebbe mantenuto sempre lo stesso pattern, visto che il basso non presenta variazioni! Questo pattern permane, seppure dinamicamente più soffuso, anche sotto il bel solo di Wilson.






Bello questo brano, molto intimista.
"Prosciugato.. la chitarra sulle mie ginocchia" 
oppure
"Sono un'ombra facile da ignorare"
Anche qui i cori sono molto 'pinkfloydiani', come pure l'ambientazione, ma il crescendo è tipico dei PT, con quella chitarra acida, la batteria che dinamizza  e le tastiere di Barbieri che contribuiscono al pathos dell'intero brano.

Potrei proporvi decine di brani di pari intensità, la discografia dei PT ne è piena, specie quella parte più intimista che va da On the Sunday of Life a Lightbulb Sun.

Successivamente avverrà un cambiamento importante nel sound del gruppo, che diventa più metal oriented e pertanto necessita di un diverso stile di batteria, più ostentato e tecnico. 
Infatti a partire da 'n Absentia, altro album che io considero transitorio, dietro ai tamburi compare Gavin Harrison, dotato di ottima tecnica, ma secondo me meno creativo e raffinato di Maitland.

Questo non significa che i nuovi PT siano peggiori o migliori dei primi: sono soltanto un pò diversi, ma sempre di notevole spessore artistico, come si potrà ascoltare nel brano seguente:





Bellissimo, vero?
L'intro di tastiere, sempre molto fluide è intenso ed è un ottimo tappeto per la chitarra di Steven.
L'arpeggio di chitarra è ricco di pathos e i cori contribuiscono a dare la sensazione di abbandono.
"Ho dovuto semplificare tutti i miei progetti, tutti i miei piani sono saltati... e tutti i miei sogni sacrificati"
Il solo di Wilson è, come sempre, molto malinconico, con quelle note lunghe, quei bending tirati...
La parte heavy è di notevole impatto, con quel crescendo che sale fino all'esplosione delle tastiere, bellissima, intensa, emotiva, che ci porta all'intermezzo di chitarra e percussioni, inatteso quanto dolce e perfettamente inserito nel contesto del brano.

A mio modo di vedere Deadwing è forse il lavoro migliore  dell'ultima fase.
Non a caso i successivi Fear of a Blank Planet e The Incident, pur essendo due ottimi lavori, incominciano a manifestare una certa 'prevedibilità', per cui si 'metabolizzano' velocemente e ciò lo si comprende perchè (almeno per me)  c'è un minor desiderio di rimetterli nel lettore, rispetto agli altri.

La svolta heavy non ha intaccato per nulla il forte legame che c'è fra la musica dei PT e quella dei PF, come si può notare da questo brano, che sembra un omaggio a Animals.





Cosa vi dicevo sulla 'prevedibilità'? 
Il brano è molto bello sia come atmosfera che come struttura, ma è un pò 'già sentito', indipendentemente dai riferimenti ai PF (anche in passato sono sempre stati presenti).

I Porcupine Tree sono stata la mia riapertura a questo genere musicale cui sono tanto legato e che pensavo ormai appartenente solo alla mia gioventù.
Partendo da loro (e  ringrazio ancora la mia amica che me li ha fatti conoscere) sono tornato alla ricerca di nuovi (o rinnovati) territori da esplorare, con nuova energia e voglia di scoprire.

Da allora li seguo con immutato entusiasmo ma... sarò ancora una volta un vecchio progger spocchioso, poco incline al nuovo e difficile da convincere, però la mia preferenza va ai primi Porcupine Tree, più intimisti e di atmosfera, più malinconici e ovattati, pertanto vi lascio con questo 'sonno senza sogni'.




Al prossimo post!

4 commenti:

Mari ha detto...

Tu quoque? Non ricordavo.... Beh, vorrei avere 50 centesimi per ogni persona che negli ultimi anni mi ha detto "guarda che mi hai fatto conoscere tu i PT, non ti ricordi?" (ovviamente io non ricordo neppure cosa ho mangiato a pranzo, figurarsi un consiglio musicale al volo). E ora che ci penso, vorrei averli anche per ogni persona che mi ha detto "mi hai convinto tu a dare una chance ai Marilli post Fish". Non dico che sarei ricca, però sarebbe una buona pensione integrativa :D
Ho deciso: nella prossima vita faccio la press agent 8-)

Il Progpromoter ha detto...

Beh... queste cose le ricordo!
Non fu un consiglio al volo.
Dovesti "forzare un pò la mano!
Anyway, hai fatto benissimo!

Gianluca Petri ha detto...

Bravo Enzo !

Anche io adoro di piu' il primo periodo dei PT, ma The Incident lo trovo un grandissimo lavoro, e lo considero migliore di Deadwing (che ora e' al II posto dell'era "prog-metal").
E la motivazione di questa mia affermazione risiede nel fatto che The Incident e' uno spettacolo completo (musica + immagini), non so se hai avuto occasione di vederlo eseguito dal vivo.

Per la prima "era" dei PT io metto al primo posto Signify, e subito dopo Stupid Dream.

ciao ciao
Gianluca

Il Progpromoter ha detto...

Certo che l'ho visto...
A Roma con my brother e Milly.
Ma la mia sensazione vale per il discorso intrinsecamente musicale!
E come al solito è tutto estremamente soggettivo!