domenica 12 ottobre 2014

Turning Point Albums - Terza Parte



Ciao a chi mi legge!

Scusate la latitanza ma sono stato un pò fuori fase per molteplici motivi.

Non penserete davvero che i miei TPA fossero terminati e vi foste finalmente liberati di me!

Procediamo, come fatto finora, in ordine di apparizione, e quindi seguendo il percorso della mia esistenza, che è stata e sarà sempre accompagnata dalla musica.

In uno dei tanti pomeriggi trascorsi dal mio amico musicofilo mi ritrovai a scartabellare fra i suoi LP e fui incuriosito da un album nero con al centro una specie di pellicola su cui erano riportati alcuni tratti neri che, uniti a quelli presenti sulla inner sleeve del LP creavano l'immagine di 5 musicisti polistrumentisti con i loro molteplici strumenti... eccovela!


Quando chiesi lumi mi fu risposto che l'LP era di suo fratello che, peraltro, non l'aveva gradito granchè!

Dei Gentle Giant ho già parlato diffusamente su questo blog e specialmente ne i due post di cui vi riporto i link:



Alla loro "scoperta" è legato lo sviluppo del mio gusto per la ricchezza degli arrangiamenti, la cura delle parti vocali e l'imprevedibilità delle soluzioni ritmiche e armoniche.

A mio parere non è mai esistita (e forse mai potrà più esistere) un'altra band così imprevedibile, tecnicamente ineccepibile (ognuno dei componenti suonava più di uno strumento e sul palco non avevano helpers... facevano tutto da soli con funambolici e rocamboleschi scambi di strumenti!) e musicalmente affascinante!

Ascoltate la title track.





Già all'inizio, con quella esplosione di energia su cui si appoggia il violino, comprendiamo che ci troviamo di fronte a qualcosa di assolutamente inusuale, anche oggi che lo ascoltiamo dopo 41 anni!
Ascoltate come, nel corso del brano, alternando pianissimo a parti power riescono a traslare il mood da rock a swing.
Quel break micidiale al minuto 4.15, tanto inatteso quanto straordinariamente brillante e pertinente, è una delle espressioni più caratteristiche di questa fantastica band.




Questo brano ve lo propongo per darvi un esempio (qualora qualcuno che legge non li conoscesse ancora) della loro bravura nell'intreccio delle melodie dei differenti strumenti, delle fughe e degli ostinato.
Non a caso la loro musica, in Inghilterra veniva trasmessa sul canale della Musica Classica!

Il basso di Ray Shulman qui è incontenibile per efficacia e fascino.
E notate una cosa: dopo il primo bridge l'attacco killer è senza alcuna pausa e genera quasi un sussulto. Dopo il secondo bridge sarebbe stato banale farlo uguale, e quindi hanno aggiunto una pausa!

Questi grandissimi musicisti, dotati di gusto, raffinatezza e tecnica, produssero in sequenza 8 album di grandissimo livello, che sono infissi nella mia memoria musicale in modo indelebile, e sono fra i "responsabili" del mio gusto musicale, sempre alla ricerca di qualcosa che possa sorprendermi ed ammaliarmi!


Quelli erano anni particolari.
La musica mondiale era tutta in fermento e "il nuovo che avanza" di allora proveniva in particolar modo dalla spocchiosa Inghilterra.

Sorprendentemente, a fare da contraltare a questo strapotere albionico, c'era la nostra bella penisola, di cui si potrà parlare male per certi versi (non siamo qui per parlare di politica), ma di sicuro non si può nascondere che sia, da sempre, una delle nazioni più attive, in campo musicale.
Non dimentichiamo che i Genesis sono diventati famosi prima in Italia e poi in patria!


Di come sia venuto a consocenza del Banco del Mutuo Soccorso ho già riportato in questo blog: http://proglessons.blogspot.it/2011/06/il-banco-del-mutuo-soccorso.html


Sebbene li abbia conosciuti fin dal primo album, quello che ha segnato il mio percorso musicale è certamente questo alla vostra destra.

Come ho avuto già modo di dire in passato, con il Banco sono cresciuto intellettualmente, ho incominciato a pensare e ponderare sugli aspetti contorti della nostra società, sulle ingiustizie e sulle misere vicende umane.

Questo album è pervaso dai testi profondi e poetici di Francesco Di Giacomo, che ci ha lasciato di recente, vittima di uno sciocco incidente, creando un immenso vuoto nel panorama musicale italiano e, quel che è più forte e difficile da digerire, nei nostri cuori. Ancora mi commuovo quando intono un suo brano... e mi si spezza il cuore!

Quest'album parla di prigionieri politici, di assurdi equilibri (rimandando alla nostra assurda società) e di reduci di guerra incapaci di tornare a vivere una vita normale.
Il tutto accompagnato da una musica splendida, ora solenne, ora incalzante, ora morbida come un cuscino su cui riposare, ma sempre estremamente coinvolgente, dalla prima all'ultima nota.

Io sostengo sempre che Io Sono Nato Libero è il migior album di RPI di tutti i tempi.
Potrete ascoltare  e realizzare ciò che provo ascoltando i due brani, a mio giudizio, più significativi dell'album nel link che vi ho riportato.

Qui vi propongo un brano in cui la vena interpretativa di Francesco sale a livelli elevatissimi!







Anche in questo caso l'ambientazione è piuttosto greve, anche se meno drammatica degli altri brani, con l'intermezzo recitato di Francesco che strappa l'emozione forte, oggi ancor più di allora, sul suo

Però non so dire
se urlasse o ridesse...
E quel colpo di frusta finale.

Termino con un brano che a tutti noi, che sentiamo Francesco Di Giacomo quasi come uno di famiglia, ancora oggi a distanza di molti mesi dalla sua scomparsa, genera fortissime emozioni e un disagio che non riusciamo a contenere. Era il suo manifesto, la sua bandiera.
Non aggiungo altro, dopo, ci si ritrova presto!




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