Rieccoci a parlare dei Gong, o per meglio dire, del repentino passaggio dalla band anticonformista, fuori degli schemi e per certi versi un pò pazzoide di Allen a quella più inquadrata, conformista e moderata di Moerlen.
Come spesso accade in campo artistico, quando un'opera assorbe tutte le energie del suo creatore, quest'ultimo ne viene fuori come prosciugato, annichilito e incapace di riproporre qualcosa di altrettanto valido.
Questo è quello che dev'essere successo ai Gong di Daevid Allen all'indomani dell'uscita di You.
Il lack of creativity successivo alla trilogia Planete Gong portò la band a disgregarsi a causa delle differenze di vedute su come proseguire il cammino, anche a fronte della mancanza di ispirazione.
A questo punto Pierre Moerlen (mi domando perchè siano quasi sempre i batteristi a prendere le redini in mano: vedi Phil Collins, Nick D'Virgilio, Neal Peart, Mike Portnoy, etc.) orientò i residui componenti della band (fuoriusciti ormai Allen, Hillage, Smyth e Blake) verso un gruppo prevalentemente strumentale, più fusion oriented dove le percussioni armoniche (vibrafono, marimba, xilofono e glockenspiel) erano dominanti, ma vi era ancora ampio spazio per i fiati di Malherbe e la chitarra di un mito della scena mondiale: Allan Holdsworth.
Ecco un esempio di cosa intendevo per percussioni armoniche dominanti!
In tutto il brano, come tessuto connettivo dei singoli assoli, vi è uno scrosciare di note prodotte da vibrafono, marimba e glockenspiel che si rincorrono e contrappuntano creando un'ambientazione quasi mistica!
In Shamal oltre ai brani di innegabile ispirazione fusion vi sono anche perle dal sapore magico ed evocativo come la seguente.
Come avrete avuto modo di ascoltare, anche in questo caso gli idiofoni costituiscono tutto il tappeto armonico che in altri casi viene suonato dal pianoforte, dando un incredibile sensazione magica, orientale ed allo stesso tempo calda e avvolgente.
In questo i Pierre Moerlen's Gong, come si chiamarono successivamente, furono innovativi e sorprendenti.
Ascoltate il brano di apertura di Gazeuse! quanto è energico, con Holdsworth in evidenza supportato dalla moltitudine di percussioni ritmiche (che congas!) e armoniche.
L'assolo di chitarra che parte al minuto 1.10 è splendido nella sua interezza, così come gli interventi di sax di Malherbe e le splendide soluzioni ritmiche di Moerlen.
Purtroppo la vena creativa della band non si rivelò molto prolifica e i successivi lavori non furono sempre all'altezza del valore dei musicisti che la componevano, tutti molto dotati tecnicamente, ma probabilmente limitati artisticamente dalla leadership di Moerlen.
Nell'album Downwind Moerlen chiese l'intervento di un altro grande nome della musica mondiale.
La collaborazione con Mike Oldfield portò ad un album più prog oriented la cui perla di maggior splendore è la title track.
E' impossibile non far caso alle affinità con il mitico Tubular Bells, specie nella parte centrale a partire dal minuto 1,40 dove, sebbene ancora una volta siano le percussioni armoniche a farla da padrone con quegli arpeggi intrecciati tanto cari alla band, la chitarra di Oldfield conferisce allo sviluppo del brano un'apertura aulica, solenne e contemporaneamente malinconica.
Ma ancora una volta è Moerlen a riprendere alla grande il tema del brano con interventi percussivi di estrema efficacia, ancora una volta puliti, precisi, dinamici e mai eccessivi.
Batteristi con questa sensibilità, ribadisco ancora, si contano sulla punta delle dita!
Nel finale prestate attenzione ai pregevoli interventi di sax dell'inossidabile Malherbe.
Vi lascio con quello che, a mio modo di vedere, è il brano che maggiormente rappresenta questa band di struttura così atipica, di grande sensibilità, seppure di genialità di molte volte inferiore ai Gong originari.
Ascoltate attentamente, e per intero, questo brano perchè è un insieme di fasi di eccezionale efficacia e bellezza.
L'inizio soft e malinconico, si protrae fino al break con cadenza rock, per dare spazio alla soffice ed eterea distesa di note sulle percussioni armoniche che porta al break nervoso, con quella fuga fra marimba, vibrafono e glockenspiel.... che splendida realizzazione di una fantastica idea!
Il successivo attacco di batteria di Moerlen strappa l'emozione, tanto è preciso ed efficace!
E tutto il brano si dipana su un lavoro incredibile di percussioni e batteria, con le percussioni armoniche sempre in fuga, in incastro continuo fra loro!
Splendido e coinvolgente, non è vero?
Splendido e coinvolgente, non è vero?
Ma ciò che sorprende maggiormente è l'assolo di batteria.
Ormai mi conoscete... non sono molto amante degli assoli di batteria (pur essendo io stesso un batterista amatoriale), specie quelli orientati a 'guardate cosa so fare', impostati sulla velocità e sugli inutili tecnicismi.
Questo è l'assolo più 'armonico' che abbia mai sentito!
Se lo ascoltate attentamente comprenderete che tecnicamente è tutt'altro che semplice, con quelle continue variazioni di dinamica, gli accenti e tutto il resto.
Ma osservate come non si perda mai la sensazione del tema del brano in tutta la sua esecuzione!
Ma osservate come non si perda mai la sensazione del tema del brano in tutta la sua esecuzione!
Mi dà un pò noia dirlo (perchè va ad alimentare la ben nota spocchia dei musicisti jazz), ma soltanto i batteristi jazz sviluppano questa peculiarità, perchè in genere i loro assoli non sono orientati ad ostentare tecnica e velocità, ma sono parte integrante del brano stesso (a tale scopo potreste ascoltare 'Take Five' di Dave Brubeck per comprendere appieno ciò che intendo dire)!
Qui Moerlen dimostra di aver compreso come utilizzare gli studi jazz in questo genere musicale!
Qui Moerlen dimostra di aver compreso come utilizzare gli studi jazz in questo genere musicale!
A mio modo di vedere questo è l'unico modo in cui possa presenziare un assolo di batteria in un brano.
Gli altri sono esercizi di tecnica fini a se stessi, avulsi dal contesto del brano e quindi inutili dal punto di vista creativo/emotivo.
Gli altri sono esercizi di tecnica fini a se stessi, avulsi dal contesto del brano e quindi inutili dal punto di vista creativo/emotivo.
Alla prossima!
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