domenica 5 dicembre 2010

Starless - La disperata constatazione del nulla cosmico

Quando si è depressi il malessere non rimane in noi, ma si riflette nell'ambiente circostante.

Le parole di questo splendido brano sono di Richard Palmer James del quale non conosco lo stato mentale a quel tempo, ma sicuramente intendeva trasferire l'amara sensazione di impotenza che si ha nei confronti della depressione, quando ti coglie.

Una volta stavo chattando con un mio amico chitarrista, uno dei migliori discepoli del mio migliore amico, maestro di chitarra al conservatorio. 
Lui ama il jazz e lo sa suonare. Ma essendo un vero amante della musica, non ha la spocchia di buona parte dei jazzisti e arricchisce il suo bagaglio tecnico e cultural-musicale con mille contaminazioni. 

Mi disse che aveva tra le mani tutta la  discografia dei King Crimson e mi chiese qualche suggerimento su un brano da ascoltare, che potesse rendergli immediatamente l'idea della loro musica.
"Prendi Red" - gli dissi senza esitazione - "e metti l'ultimo brano".


Ascoltate... il mellotron parte quasi in un soffio...






Sundown dazzling day
Gold through my eyes
But my eyes turned within
Only see
Starless and bible black

Old friend charity
Cruel twisted smile
And the smile signals emptiness
For me
Starless and bible black

Ice blue silver sky
Fades into grey
To a grey hope that oh yearns to be
Starless and bible black

Sentite il registro della chitarra come è chiuso, le note acute sono ovattate, mentre a tintinnare sono i piatti della batteria di Bruford, che affronta l'inizio del brano con una delicatezza di tocco che credo di aver sentito raramente in un batterista. Quel tintinnio seguito da due colpi cupi di grancassa e uno di rullante: semplice, netto, pulito, ma di un'intensità incredibile!

La voce di Wetton è calda come sempre, ma quello che dice viene dall'abisso dell'anima. 
"Ma i miei occhi che scrutano dentro di me vedono solo buio pesto"
oppure 
"Verso una grigia speranza che desidera soltanto diventare buoi pesto".
Tremendo vero?

Ad alimentare maggiormente questo senso di angoscia c'è il sax di Mel Collins, che in questo brano, più che in tutti gli altri in cui ha prestato la sua opera, si esprime in modo magistrale e sostiene tutto il pathos dell'argomento, con improvvisi interventi acuti e articolate linee melodiche. 

Terminata la parte cantata, il basso si fa più cupo e minaccioso, mentre un lento ostinato di chitarra in 13/8 è testimone dell'assoluta mancanza di volontà di osservare i cambiamenti nel mondo circostante. A che vale vedere cosa muta all'esterno se dentro di noi NULLA sembra mutare?

Man mano che la disperazione muta da terrena a cosmica la tonalità sale, il registro diventa più acido e la frequenza delle pennate di Fripp aumenta, così come le note si legano fra loro. Dietro il basso continua incessante il suo cupo  incedere e la batteria di Bruford è uno scroscio continuo di suoni martellanti, con i suoi abituali fill in terzine che tanto lo caratterizzano e che personalmente...adoro.
Al culmine dell'ansia il brano esplode in una ritmica forsennata, con il sax di Mel che si inerpica sulle note alte per tornare a quelle base in un fraseggio che ha dello straordinario, mentre la chitarra di Fripp in sottofondo insiste sui singoli accordi con pennate esasperanti, per poi tornare alle pennate sulle singole note, più veloci e ossessive, fino a giungere ad un break seguito dal sax di Mel Collins, disperatissimo, che riprende il refrain fino a portarci al termine di questo splendido, inimitabile, intensissimo esempio del genio dei King Crimson.
Riesco a descrivere la ma sensazione finale soltanto così: groppo alla gola e occhi gonfi di lacrime!

Questi sono brani eterni. 
Perchè racchiudono in loro, oltre che pregevolezze stilistiche e compositive, intensità emotive raramente raggiungibili.
Rappresentano il miracolo della musica, perchè riescono a trasmettere a chi li ascolta esattamente ciò che gli autori volevano fosse trasmesso. Pensate che non conoscevo i testi fino a qualche tempo fa, ma mi bastava ascoltare il brano per sentire...
Per comprendere quanto sia difficile che ciò  accada basti pensare a quanti brani ci lasciano totalmente indifferenti.

Di brani così, almeno per quanto riguarda me, non ce ne sono moltissimi. 
TUTTI troveranno spazio su questo blog.   

2 commenti:

Paolo ha detto...

il finale del brano, l'esplosione ritmica e l'assolo di collins sono decisamene catartici e sembrano sospendere il cupo clima depresso che ammanta l'intero brano; è decisamente un capolavoro, sicuramente avranno attraversato momenti cupi, ma la comunicazione della loro musica e delle loro idee, e quindi il relativo successo che ne hanno conseguito li ha sicuramente salvati...mi domando cosa possiamo fare per salvarci noi....

Il Progpromoter ha detto...

Si. E' uno dei capolavori del Progressive.
Uno di quei brani che considero "Standard Prog" che sogno ancora di suonare, consapevole che rimarrà solo un sogno.

Per il resto....bella domanda...
Ma in fondo possiamo considerarci già salvati dalla sopraggiunta anzianità.
Siamo nella condizione di poterci accontentare di quello che viene, perchè sarà sempre gradito e inatteso.
Loro erano ancora giovani e già così depressi (specie Fripp).
Erano soggetti ad un rischio maggiore, non trovi?