sabato 14 settembre 2013

Quando gli amici sono più di tre...


La recente splendida e coinvolgente performance, al Progfestival di Veruno, dei Three Friends (qui a lato), unica accreditatissima tribute band dei Gentle Giant, che annovera tra le sue fila due membri originari della mitica band inglese che sconvolse la critica musicale dell'epoca, mi ha indotto a ritornare indietro con la mente a quando ebbi la grande fortuna di vedere LIVE il gruppo originario.

Non mi si prenda per pedante, perchè non lo sono, ma l'asserzione (usata anche da me) "due membri originari" stride un pò.
Sebbene Gary Green sia a pieno titolo un membro originario della band, Malcom Mortimore si può più considerare uno che "si è trovato al punto giusto nel momento giusto" (ma questo lo osserviamo solo oggi!).
In realtà all'indomani del secondo splendido album Acquiring the Taste, i nostri amici si trovarono improvvisamente senza batterista ed erano pronti per registrare l'album Three Friends (dal quale deriva il nome della band attuale: l'unico album in cui hanno suonato entrambi gli ex-membri). Pertanto si affidarono al giovanissimo (18 anni) e talentuoso batterista londinese che probabilmente sarebbe rimasto in pianta stabile se non gli fosse occorso un serio incidente motociclistico. Invece fu immediatamente sostituito da John Weathers, che presto divenne membro insostituibile, sia per il suo personalissimo drumming che per la sua abilità sul vibrafono.


Estate 1976

Tutto sommato ero stato promosso.
Un regalo lo meritavo. Se non un regalo, visto che lo studio era mio oneroso dovere, almeno un riconoscimento dei miei sforzi!

Così quando vidi su 'CIAO 2001' che i Gentle Giant, che avevano da poco pubblicato l'album con la cover illustrata alla vostra sinistra, avrebbero tenuto un concerto a Rimini, dove sapevo di poter godere dell'ospitalità del più caro amico di papà, avanzai la proposta. 
Con mia sorpresa fu subito accettata, così preparai la valigia e con la mia solita baldanza ed energia (quando si tratta di musica), intrapresi il mio lungo viaggio, per la prima volta da solo in treno e con un 'complicatissimo' cambio a Bologna! Avevo 17 anni, ma allora si viaggiava molto meno di ora, specie se si era membro di una famiglia con cinque figli.

Nei giorni che mi separavano dal concerto non utilizzai il periodo estivo (erano i primi di giugno) e Rimini per andare in cerca di avventure. Non mi attraeva neanche andare in spiaggia, visto che già allora l'Adriatico lasciava a desiderare rispetto al Tirreno (non sapevo che, da adulto, avrei trascorso molti anni di villeggiatura, forse i migliori, a Silvi Marina), così rimasi nel negozio del mio ospite a ciondolare fra il bancone e le stanze sottostanti (dove c'erano addirittura una piccola cucina e una stanza, con un letto e una TV, che successivamente si rivelò molto utile).
La sera prima del concerto entrarono nel negozio una donna e una ragazza, la prima prese a parlare con il titolare e la seconda venne a sbirciare cosa stessi facendo. Quando vide che ero intento a separare le anse degli orologi mi chiese in tono canzonatorio se fosse un lavoro particolarmente difficile. Alzai la testa e le sorrisi. Mi apparve splendida con quei riccioli neri e quello sguardo sicuro. Era una circense di 23 anni e già con due figli. Entrammo subito in sintonia e volle venire con me ad assistere al concerto, pur non conoscendo i Gentle Giant.

Quando entrammo nella sala (allora aveva due palchi, ora non so) de "L'Altro Mondo" la band di spalla (così chiamavamo quelle che ora si chiamano opener) era già intenta a suonare sul palco di destra, ma io non riuscii a prestar loro attenzione perchè ero emozionatissimo! Per un ragazzotto come ero io, sempre intento ad ascoltare e suonare musica, entrare in uno splendido locale con una splendida ragazza al proprio fianco, per di più per andare ad assistere al concerto di una delle mie band preferite... beh, era davvero il massimo!

La mia passione per la Musica prese il sopravvento (come accade ancora oggi!) e le dissi che, siccome volevo registrare tutto il concerto, dovevamo andarci a posizionare al centro e piuttosto vicini al palco centrale.
Ci accomodammo seduti a terra, fra un nugolo di ragazzi, lei appoggiò la testa sulla mia spalla sinistra e il concerto incominciò (davvero pensavate che non vi avrei reso partecipi di questa reliquia? Io sono il progpromoter!).


https://soundcloud.com/enzo-vitagliano/live-in-rimini-1976-part-ii

Come avrete notato, i Gentle Giant si facevano precedere da una sorta di overture registrata, al termine della quale entravano sul palco, imbracciavano gli strumenti e incominciavano a suonare.
Le loro mise non paventavano proprio buon gusto, anzi erano piuttosto kitsch, ma cosa importava?
Nell'istante in cui partì 'Just the Same' ebbi un brivido di emozione fortissimo! Tanto che la mia amica istintivamente mi strinse il braccio con più forza.

A quei tempi non si usava il 'click', era tutto naturale e infatti alcuni brani suonano più velocemente delle versioni in studio.
Inoltre le band di allora erano solite fare versioni modificate dei brani che potevano presentare maggiori complessità per il LIVE e i GG amavano riproporre versioni sempre diverse dei loro brani.
Figuratevi la mia emozione quando intonarono 'On Reflection'! L'incastro vocale era perfetto e nitido anche LIVE, io cantavo con loro (o almeno ci provavo) in estasi! Fui solo parzialmente deluso dal mancato seguito con le fughe strumentali... forse chiedevo davvero troppo ad una band che SENZA ALCUN musicista supplementare (anche perchè sarebbe stato difficile trovarne uno alla loro altezza!) riproponeva le magie che avevamo apprezzato negli album in studio!
Peraltro la loro grande capacità vocale fu riproposta in 'Knots', altro brano allucinante e bizzarro, ma corredato di un bridge elettrico di una potenza incredibile!

I cinque musicisti si scambiavano continuamente gli strumenti fra loro secondo le esigenze del brano.
Kerry Minnear saltava dalle tastiere al vibrafono, Ray Shulman si alternava fra violino, basso, tromba e chitarra acustica, senza mai sbagliare un ingresso o un controcanto, Derek Shulman rilevava il basso del fratello quando impegnato con il violino, poi lo posava e prendeva il sax, anch'egli senza commettere una sola sbavatura, Gary Green si alternava fra chitarra solista, acustica, basso e flauto dolce e infine John Weathers non disdegnava di alzarsi a suonare il vibrafono quando necessario.
In un particolare momento del concerto (Prima di 'The Boys in the Band') Ray suonava la grancassa e gli altri i tamburi da banda!
Che spettacolo indimenticabile!
Che grandi musicisti!
Che incredibili personaggi!

Mi spiace che non possiate apprezzare il solo di vibrafono di Kerry su 'The Runaway', a mio modo di vedere a tutt'oggi il miglior solo di vibrafono in un brano prog: ancora oggi non mi do pace per non essermi accorto che il nastro era terminato e andava voltato! Però spero sarete contenti per me, che ho potuto apprezzarlo e ne godo ancora oggi il ricordo come fosse ieri!
Saltò da dietro alle tastiere per raggiungere il vibrafono che era sul bordo esterno del palco, così vicino che quasi poteva raggiungersi con le mani, eseguì il solo e poi tornò velocemente dietro il suo muro di tastiere! Grandissimo!
Comprenderete che con tutta la strumentazione che dovevano tenere sul palco, non era facile trovare lo spazio necessario neanche per muoversi!

Tanto per farvi 'soffrire un pò vi trascrivo la tracklist del concerto:
01. Opening
02. Just the Same
03. Proclamation
04. On reflection
05. Interview
06. The Runaway
07. Experience
08. So Sincere
09. The Boys in the Band (senza errori di ingresso del batterista!)
10. Knots (memorabile!)
11. The Advent of Panurge
12. Give it Back
13. Timing
14. Free Hand
encore
15. Peel the Paint
16. I Lost My Head

Con tutto il rispetto per i Three Friends non credo che potrebbero mai sostenere una scaletta del genere!
Brani di interpretazione complessa come 'Knots', 'Give it Back', 'The Advent of Panurge' non sono alla portata di tutti. Occorrono grande bravura e enorme sensibilità artistica.
Ma soprattutto... occorrerebbero almeno 9 musicisti sul palco, per fare quello che i GG facevano in CINQUE!

Ma i GG non erano solo grandissimi musicisti e esecutori (vi prego di ricordare che sono due cose molto diverse!). Per farvi comprendere che sorta di personaggi fossero questi grandissimi musicisti polistrumentisti posso farvi notare che alla fine di 'Free Hand', nel corso delle rullate, John urlava "FAGIOOOOOLIIII", senza un apparente motivo, forse perchè gli era piaciuto il nome o la pietanza... non si sa, ma generò un incredibile entusiasmo e lo invitammo a proseguire imitandolo!
E al nostro richiamo sul palco, come encore si produssero in due brani di enorme impatto ed efficacia!

Alla fine, come spesso mi accade dopo un concerto soddisfacente ed emotivamente coinvolgente, ero stremato. Felice, ma stremato dalle emozioni e l'energia profusa, pur stando accovacciato con un microfono in mano per tentare di cogliere tutto e preservarlo per sempre, come è stato!

Per tutto il concerto Flora (si chiamava così) fu lì, mentre io ero completamente inebriato e inebetito dalla Musica e dai musicisti. Ora mi stringeva la mano, ora si stringeva forte a me, nei momenti della mia maggiore tensione emotiva, ora catturava il mio sguardo e mi sorrideva, ora mi mostrava il suo apprezzamento per ciò che le avevo fatto scoprire, che senza di me non avrebbe mai conosciuto.
Chi le avrebbe mai portato una cassetta dei Gentle Giant in un circo?
Il giorno dopo ho fatto l'amore per la prima volta nella mia vita, con lei che mi guidava e mi invitava, con il suo tono canzonatorio, a controllare il mio impeto e dedicarmi a lei. Non potrò mai dimenticarlo!

Qualcuno potrebbe pensare che è grazie a lei che sono legato ai Gentle Giant
In realtà è l'esatto contrario: è grazie alla mia passione per la musica e ai Gentle Giant che ancora oggi, a distanza di quasi 40 anni, ho il privilegio di ricordare nitidamente buona parte degli eventi di quei giorni, il suo rispettoso divertimento per la mia emotività quasi infantile e la sua partecipazione alla mia gioia incontenibile, nel momento in cui abbracciai un sudatissimo John Weathers. 
Lei volle stringere la mano a Ray Shulman, perchè lo considerava, a ragion veduta, il più geniale della band.
Io le ho fatto conoscere una band che spero non abbia mai dimenticato, lei mi ha fatto comprendere che si può essere presenti e partecipi anche con un semplice abbraccio, senza intralciarsi.

E' per questo che quando, anche durante quest'ultimo Veruno Progfestival, vedo due persone che ascoltano e si godono la musica abbracciati, sono contento per loro e mi tengo in disparte: perchè indipendentemente da quanto siano davvero legati, da quanto si amino e si stimino davvero, da quanto sia buona la loro intesa sessuale... in quel momento, se la pensano come me, vivono l'estasi di un momento magico e non hanno bisogno di nient'altro.